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Croda da Lago (2701m), sulle orme dei pionieri

luglio 22, 2016 1 commento

Già salendo la valle del Boite in direzione di Cortina si ha modo di ammirare le cime ardite ed eleganti della Croda da Lago quasi a risarcimento delle quote minori rispetto ai colossi circostanti. Per la nostra salita trascuriamo la perla delle Dolomiti proseguendo sulla statale del Falzarego per deviare a sinistra dopo Pocol sulla strada del Passo Giau, il nostro parcheggio si trova in località Rucurto, 1700m circa. Passato il torrente con percorso amabile nel bosco si lascia sulla sinistra la Casera Formin, fino a qui segn. 437 dove ci si collega con il 434 (che è poi quello dell’alta via n. 1) mentre cominciano a svelarsi le nostre crode. In un’ora e mezza arriviamo infine al rifugio Palmieri (2034m), uno dei più vetusti della zona ricostruito più volte. Qualche metro più in basso le cime si specchiano nel piccolo lago di Federa, è veramente un luogo incantevole, per di più al momento è semideserto e si respira l’aria dei pionieri. Il versante E, dove si svolge la normale, si trova lì di fronte. Dopo numerosi tentativi la via è stata aperta nel 1884 dal solito Michele Innerkofler in compagnia di Roland von Eotvos, ora tocca a noi meschini. Dal rifugio ci portiamo sulla riva orientale del lago fino alla sua estremità, qui si sale uno zoccolo di erba e roccia di orientamento aleatorio, trovando la via migliore i passaggi sono sul 2° grado fino a una spalla. Una traccia traversa a sinistra inoltrandosi in una cengia assai pittoresca a tratti esposta ma comunque facile e con varie rientranze anche sotto dei landri fino all’attacco che nel diedro che scende dalla forcella fra la Croda e il Campanile Innerkofler. Rintracciato il chiodo di partenza le esitazioni svaniscono, ci sono tutte le varianti dell’arrampicata, camini paretine e diedri di roccia ottima. Le soste, tutte attrezzate, consentono di risparmiare tempo e usciamo alla forcella Eotvos, fra le due vette principali. Manca da salire verso destra l’ultimo tiro di temuta roccia rossastra e a detta della guida friabile, provenendo dalle Carniche non è poi tanto malaccio. La vetta è piuttosto angusta e ci rifocilliamo assicurati. La discesa alla cornice iniziale è tutta a corde doppie (la prima da 50m s’incastra) già attrezzate. Per scendere al rifugio traversiamo per verdi fino a rintracciare via già fatta al ritorno dal Cason di Formin in una precedente occasione, più sbrigativa. Tempo con qualche velatura ma nel complesso bello, II e III con un passo di IV. I partecipanti, oltre al sottoscritto, Sandro, Nevio e Federico.

I tempi: partendo alle 6 da Udine alle 2 del pomeriggio calpestiamo la vetta . Via descritta dal Berti e da Buscaini.

1 Il rifugio Palmieri sulle rive del lago di Federa

2 Fra gli abeti svetta la Tofana di Rozes

3 Cinque Torri e Fanis

4 Sullo zoccolo

5 La cima dall'inizio del traverso

6 Sulla cornice

7 Roccia ottima nel diedro

8 La sosta del tiro finale

9 L'ultimo passaggio

10 L'autore sulla Croda...

11 I compagni

12 Lastoni di Formin

13 Cima d'Ambrizzola

14 Dalla vetta il lago e il rifugio

15 Comincia la discesa

16 La calata da 50 m

17 In discesa

18 Nel diedro

19 Sulla cengia d'attacco

20 Nel paesaggio spicca il Becco di Mezzodì

21 Vista su Cortina

22 Scendendo a valle

23 Luci del tramonto sulla Croda da Lago

 

La Rocchetta di Prendera (2496 m) dai pressi di Forcella Staulanza

Il gruppo della Croda da Lago è situato in una posizione privilegiata per la vista sui colossi dolomitici che circondano Cortina. A Est si trova il lago che gli ha dato il nome, sulle sue rive c’è uno dei più vecchi rifugi delle Dolomiti e le sue cime più aguzze sono nella storia dell’alpinismo ai tempi dei pionieri, ora è un luogo un po’ demodè. Tralascio per il momento queste per passare alla diramazione meridionale delle quattro Rocchette che se espongono arcigne pareti a meridione dal opposto versante sono meglio accessibili al comune camminatore. La meta della gita è la Ovest e più alta, protagonisti sono i consueti quattro quiescenti, a completare il danno erariale ci accompagna un cassintegrato. Da Udine la via automobilistica più diretta è la Valcellina con discesa a Longarone, da questo si percorre tutta la Val di Zoldo fino alla forcella Staulanza (1773m) da dove si entra in Val Fiorentina calando fino alla curva con indicazioni verso destra dove si posteggia. Una strada con divieto di transito sale al rifugio Città di Fiume (1018 m) assediato dalle vacche e continua come comoda mulattiera segnalata nel bosco a larici mughi e rododendri. In terreno aperto in seguito si arriva alla Forcella di Col Roan, 2085 m, da dove ci si affaccia alla Valle del Boite con amplissima vista. Qui si svolta a sinistra alzandosi fra prati e detriti verso la visibile larga forcella Col Duro lasciando dal lato opposto le pareti S delle Rocchette. Il pascolo è popolato da una mandria di simpatici equini dalla lunga criniera, ci passiamo in mezzo e poco prima dell’insellatura ci infiliamo nel canale a ghiaie e massi di destra abbandonando finalmente l’Alta Via n. 1. Lo risaliamo faticosamente con qualche attenzione a non scaricare sassi dove si restringe, esce a una forcella fra le turrite propaggini del più ardito Becco di Mezzodì a N, sulla destra una cresta a scaglie abbastanza appoggiata sale verso la meta designata. Si prosegue senza problemi badando solo a non scivolare sulla destra abbracciando infine la Croce di Vetta. Due ore e 45’. La vetta, abbastanza spaziosa merita una lunga sosta che nonostante una lieve foschia offre un panorama indescrivibile sui picchi dolomitici (e non solo) vicini e lontani, all’inizio ci fanno compagnia solo i simpatici gracchi, poi arrivano un paio di escursionisti anch’essi provenienti dal Friuli. Poi torniamo alla forcella da dove ci lasciamo rotolare sul ghiaione più o meno allegramente, il resto è una comoda passeggiata. Al rifugio ci viene negato ristoro come a una malga nei pressi di Staulanza, ci trasferiamo quindi All’Insonnia (sotto  Forno di Zoldo, vicino al campeggio) dove troviamo degna ospitalità prima di tornare alle rispettive magioni. L’ambiente è bellissimo e la fatica non è molta e con difficoltà escursionistiche.  21 Giugno 2012.

P.S. Un ulteriore approccio sarebbe dalla strada che da Cortina porta al Passo Giau (Ponte di Rocurto), ma per noi dell’estremo Est non è conveniente.

1 Il rifugio Città di Fiume

2 Il Becco di Mezzodì, a destra la Rocchetta

3 Il sentiero per Col Roan

4 L'Antelao da Col Roan

5 L'avelignese non è interessato alla N del Pelmo

6 Le pareti S della Rocchetta

7 Il Becco dall'imbocco del canale

8 Il Dorso finale dalla sella

9 La Cupola della nostra meta

10 Tappeto di Genzianelle

11 In cima

12 Cortina e il Pomagagnon alla Croda Rossa ho mozzato lacCima

13 Croda da Lago e Tofane

14 Dietro i palestrati Sorapis, Marmarole e Antelao

15 Sul ghiaione

16 Papavero

17 Il canale dai prati

18 Verdi praterie nel ritorno

20 Ultima visione del Becco e le Rocchette

 

19 Un'Orchidea

21 Il Pelmo

22 Rododendri

Monte Cernera on the road

La montagna in questione, quota 2657 m, si trova a Sud del passo Giau (2236m) dove passa la Statale nonché a SO della cresta principale comprendente le maggiori cime del Gruppo della Croda da Lago e separata da questa dalla forcella Giau, valico pedestre. Devo dire che degli itinerari descritti sulla Guida del Berti, preziosa in altri casi, non ci ho capito granchè, solo che la normale è data come “elementare”, in mio aiuto è giunta la descrizione trovata sul sito Vie Normali che ho prontamente stampata. Non oso proporla ad alcuno, farsi 400 km per poco più di 400 m di dislivello avrebbe suscitato non poche rimostranze ed obiezioni, però aggiungendovi una galoppata con la Banditona che non vede l’ora di sgranchire i suoi poderosi quattro cilindri può diventare una cosa abbastanza interessante. Metto gli scarponi nel baule e lo zaino sulle spalle, niente viveri solo una borraccia riempita a metà e prendo l’abbrivio, prima la Valcellina con discesa a Longarone e su verso Cortina. Alla periferia di questa sono costretto a fare una sosta, ho sottovalutato il clima primaverile e mi ritrovo con le mani congelate tanto che non riesco neanche a slacciare il casco, il caffè mi rianima e il sole comincia a scaldare, ho qualche possibilità. Da Cortina salgo verso il Falzarego per svoltare verso il passo Giau. Le strade si sono ripopolate, per la gran parte da motociclisti di lingua tedesca, loro sì attrezzati, potrebbero affrontare per come sono messi un’altra ritirata di Russia. Sulle curve sembra di essere alle qualifiche di un Gran Premio, non raccolgo guanti di sfida (in altri tempi lo avrei fatto) e finalmente arrivo al passo. Devo solo togliere casco e giubbotto e cambiare le calzature, i jeans che indosso sono più che sufficienti per questa gita turistica, l’imbocco del sentiero è di fronte al bar pochi metri a sinistra (versante Cortina) e in pochi minuti lascio l’urlo lacerante dei motori per inoltrarmi nel silenzio. Il Cernera è proprio di fronte, il sentiero n. 436 si dirige verso la Forcella del Col Piombin fra prati, fiori e qualche marmotta e un unico rappresentante umano che va in senso inverso. Alla forcella, come promesso dalla relazione, c’è la tabella che indirizza a destra verso la meta. I bollini rossi sono sbiaditi, ci sono comunque anche le tracce, si prosegue in salita sotto le pareti, trovo anche la breve placca attrezzata, quindi delle lingue di neve. Sulla seconda perdo la traccia. Prima della neve avevo visto un colatoio roccioso bagnato, torno indietro per controllare se magari i segni vanno su di lì, come disse qualcuno “è giunto il momento delle grandi decisioni” e si è visto poi com’è finita. Risalgo il versante a sinistra dell’acqua su roccette che definire di qualità passabile sarebbe un complimento, poi la pendenza diminuisce e l’imbuto si allarga ed esco ai prati della cima insolitamente vasta, laggiù a Ovest appare la Croce di Vetta. La raggiungo, con un sospiro di sollievo la traccia della normale che scende a N è ben visibile, ora posso permettermi di ammirare il panorama a 360° sulle Dolomiti, Orientali e Occidentali, è veramente strepitoso. Non si vive sola acqua, altro non ho e mi avvio. Incontro una coppia di tedeschi con cagnolino che salgono intanto che il sentiero si dirige facilmente all’orlo delle rocce, imbocca anche qui un colatoio nero e bagnato con il fondo nevoso ma il cavo d’acciaio  lo rende del tutto facile, alla base si traversa a destra, oltre alla placca trovo ancora un tratto attrezzato, dopo questo arrivo al nevaio che mi ha tradito il salita, la traccia era più in basso, solo un cieco poteva perdersi. Senza altri inconvenienti arrivo al passo, una birra è quella ci vuole. Al banco non c’è nessuno, dopo di me arrivano altri 3 clienti che vanno alla cassa e il barista. Vengo aspramente redarguito perché non mi sono messo in coda (dietro quelli arrivati dopo), non voglio mettermi a litigare, non volevo fare il furbo, non lo sono mai stato nella mia vita e ormai è troppo tardi per cambiare. Per il ritorno scendo in Val Fiorentina, via Forcella Staulanza la Valle Zoldana poi riprendo la Valcellina. 3-3-3 sono gli orari equamente distribuiti fra andata, escursione e ritorno il 20 giugno 2011.

1 Passo Giau

2 Il Monte Cernera

3 Forcella del Col Piombin

4 Soldanelle

5 Il cavo sulla placca

6 Fanis e Cunturines

7 Il colatoio di salita

8 La vasta cima

9 Fanis, Tofane e Croda Rossa dalla cima

10 Vista sul Sella

11 La Marmolada

12 Tedeschi con cane sull'ultimo tratto della normale

13 Il canalino bagnato in discesa

14 Verso O riconoscibile la Furchetta

15 La Tofana di Rozes fuma come un vulcano

16 Fiori a me sconosciuti

17 Marmotta a lato del sentiero

18 L'adiacente Croda da Lago

19 Il Pelmo dalla Val Fiorentina

L’anello della Croda da Lago con digressione ai Lastoni di Formin (2657 m)

Dopo 15 giorni di pioggia decidiamo per una trasferta in Dolomiti dove pare risplenda sempre il sole, al nostro passaggio da Cortina in effetti il tempo è bello, saliamo verso il Falzarego deviando poi a sinistra sulla strada per il passo Giau, il mio compagna indossa per scaramanzia un abbigliamento balneare anche se i bianchissimi pantaloni corti che sfoggia gli vanno abbastanza larghi. Puntualmente già prima del ponte di Rucurto 1700 m, punto d’inizio del giro, navighiamo nella nebbia fitta. Valichiamo con due ponticelli il rio Costeana e un suo affluente cominciando a salire nell’abetaia con il segnavia 437, che nei pressi del Cason di Formin 1843 confluisce nel sent. 434 che seguiamo brevemente fino al bivio dove teniamo la destra, il sentiero ora 435 sale la Val Formin. L’ambiente anche se con scarsa visibilità è molto suggestivo, a tratti appaiono le ardite pareti della Croda da Lago, usciamo dal bosco d’alto fusto poi dalle mughete, il sentiero s’inerpica tra le rocce, poco prima della forcella Rossa di Formin 2462 m troviamo anche delle lingue di neve, a tratti una fitta pioviggine ci inumidisce, stimiamo giustamente che sia solo umidità. A destra della forcella incominciano i lastroni fessurati che si devono percorrere per la nostra vetta, purtroppo il campo visivo è diminuito ulteriormente e andiamo avanti alla cieca, spostandoci sulla sinistra finalmente rintracciamo gli ometti, seguendo questi ci meritiamo la cima dove il prode amico estrae dal sacco la boccetta dell’elisir miracoloso (volgarmente grappa). Torniamo alla forcella, il tempo sta tentando di migliorare, a momenti ci appaiono le eccelse crode circostanti, scendiamo nel versante opposto, sempre con lo stesso numero di sentiero, lo lasciamo per salire per tracce evidenti ma senza segni a una forcella (circa 2330 m) fra il massiccio principale della Croda da Lago e un cimotto quotato 2383 m., affacciandoci così al verde vallone del Rifugio Palmieri, poco più in basso un branco di camosci sta pascolando beatamente. La nostra discesa sul ghiaione li mette in fuga, a valle ritroviamo il nostro amato sentiero 434 che amenamente conduce allo storico edificio (ancora chiuso) e alle rive del piccolo lago di Federa. Fra fioriture di rododendri ci caliamo alla bella radura del Cason di Formin, poco sotto finalmente rivediamo il sole, al bivio riprendiamo la traccia fatta in salita che ci porta all’oggi solitario parcheggio. Sette ore soste comprese difficoltà nessuna, 12 Giugno 2011.

1 Il ponte sul rio Costeana

2 Abeti d'alto fusto

3 La Croda da Lago

4 Gemme di mugo

5 Val Formin

6 Verso la Forcella Rossa

7 Sui Lastoni

8 Ometti segnavia

9 La Cima

10 Pioggerellina

11 Generi di conforto

12 Dosso con Ometti sopra la Forcella Rossa

13 Dalle nuvole appare il Pelmo

14 La forcella della discesa

15 La Croda da Lago dalla forcella

16 Camosci

17 Anche dai ghiaioni si può fiorire

18 Il Rifugio Palmieri

19 Il lago di Federa

20 Rododendri

21 Sulla perla delle Dolomiti il sole splende

22 Il Cason di Formin

23 Prati assolati, in alto le Tofane e l'Antelao