Archivio

Archive for the ‘Prealpi Venete’ Category

Cima Meatte (Monte Grappa) per la ferrata dei Sass Brusai

novembre 28, 2016 Lascia un commento

Monte Grappa tu sei la mia patria… nota per gli eventi bellici del 15-18 la vasta montagna a N della pianura a monte di Bassano fra le contrapposte valli del Piave e del Cismon (più a N c’è Feltre) è raggiungibile anche con mezzi a motore percorrendo delle tortuose rotabili asfaltate. Sull’altopiano è stato eretto un sacrario in memoria dei caduti meta di molti turisti e pellegrini ma altresì teatro di audaci imprese di torme di motociclisti che la scambiano per la pista di Imola. Più tranquillo e appartato rimane il dirupato versante Sud con i suoi sentieri (che comportano comunque un migliaio di metri di dislivello). Da qui ci avviciniamo alla fine di novembre una decina di anni orsono forti di una relazione apparsa ,mi pare, visto che risulta introvabile nella mia collezione in un numero delle Alpi Venete. Anche se non sono un grande estimatore delle vie ferrate questa mi incuriosiva. La località di partenza è San Liberale (600 m) da dove ci si porta in breve all’attacco. I cavi erano in ottime condizioni e ben tesi su uno sperone roccioso, ma l’attrazione maggiore era, come presumo sia ancora, il ponte tibetano su una spaccatura. Si supera camminando su una grossa fune metallica con corrimani sui due lati e un altro cavo più in alto per l’assicurazione. Ci dilunghiamo un po’ per le foto prima di proseguire arrivando alla fine sull’erbosa cima del Monte Meatte poco più a Est. Vista molto gratificante sull’altipiano e le Dolomiti con in lontananza la granitica Cima d’Asta. Molte tabelle e segnalazioni, una indica il sentiero della discesa che senza problemi ci riporta all’attacco. La variante automobilistica di ritorno prevede le colline del Prosecco, prima la visita a un produttore e infine la sosta in una trattoria già sperimentata.

il-ponte-di-bassano

il-monte-grappa-dal-ponte-coperto

il-sacrario-sul-grappa

1-lattacco

2-primi-passaggi

3-una-crestina

4-sullo-spigolo

5-lambiente-solare

6-compagni-in-controluce

7-sempre-ben-assicurati

8-qualcuno-disdegna-i-cavi

9-il-ponte-tibetano

10-sul-ponte

11-il-versante-sud-del-grappa

12-ai-margini-dellaltopiano

13-sullo-sfondo-la-cima-dasta

14-verso-n-spuntano-le-dolomiti

15-non-resta-che-scendere

16-una-malga

17-stratificazioni-di-dubbia-solidita

 

Categorie:Prealpi Venete

Il Col Visentin m 1768, una meta panoramica a Sud di Belluno

febbraio 22, 2013 Lascia un commento

Il Gruppo si eleva fra la Val Belluna i Colli Trevigiani, dalla Sella del     Fadalto al corso del Piave in direzione SO. Il Col Visentin, più ripido e dirupato verso la  pianura mentre l’opposto versante è alberato e dolce, ne costituisce la quota più alta. Per la nostra gita raggiungiamo il Nevegal, una stazione sciistica attualmente passata di moda, dal piazzale una strada con numerosi tornanti sale alla Casera presso il Col Faverghera, circa 1350 m di quota, una trattoria aperta anche d’inverno che offre un vasto parcheggio. E’ una gita da sfaticati, 400 m di dislivello con 5 km di sviluppo, d’altronde non si può essere sempre eroi. La neve presente è poca ma gelata, l’avvio in versante N è su una strada forestale che sale in seguito al facile crestone, la bella giornata ci permette di apprezzare il vasto panorama sulle Dolomiti, verso S i colli trevigiani e oltre la pianura arriva fino al mare, peccato per le numerose antenne e ripetitori presenti, si potrebbe almeno rimuovere quelli non più attivi. Passiamo da alcune anticime con delle corte perdite di quota, nell’ultimo tratto la pendenza aumenta, il nostro medico di fiducia mette addirittura i ramponi…Dopo un paio d’ore siamo in cima, oltre al rifugio e a un mega traliccio ci sono due fuoristrada, uno militare, l’altro appartiene al gestore del rifugio, saliti da Sud. Il rifugio è semiaperto e ci viene graziosamente offerta un’ombra di rosso, quindi ridiscendiamo tenendoci ora sempre sul filo della dorsale fino al posteggio dove ci concediamo un ricco ristoro alla trattoria prima di divallare.

1 La trattoria La Casera, il punto di partenza

 Bosconero e Antelao dal posteggio

2 Malga Faverghera

 Sulla placida dorsale

 Il Cansiglio e l'Adriatico

 Vista sulla Schiara

 Il Col Toront, un senza antenne e ripetitori

 Dall'ultima rampa il gruppo del Cavallo-Col Nudo

 Il rifugio in cima

 Verso SO le Prealpi Venete e i Colli Euganei

 Il Gestore del Rifugio V Alpini

 Cima Dei Preti e Duranno

 Col Nudo e Teverone

 La cresta in discesa

 Il lago Morto

 Il lago di S. Croce

 Panorama dalla trattoria La Casera

 Tele su Marmolada e Sella

 Gli amici dopo la sosta enogastronomica

 Impianto tecnologico di previsione del tempo

Categorie:Prealpi Venete Tag:

Piccole Dolomiti

giugno 5, 2011 2 commenti

Per noi villici abitanti dell’estremo nordest della penisola la trasferta per visitare questi monti non è breve nè sbrigativa. Per arrivarci in autostrada via Mestre-Vicenza-Valdastico si arriva presso Schio, con le intasate statali Pontebbana-Asolana, più breve, in pratica non ci si arriva più. Sull’altro piatto della bilancia poniamo la scoperta di un posto sconosciuto ricco di guglie pareti spigoli altopiani sentieri vaj rifugi. Di tutte le prealpi venete questo è il gruppo che offre di più sia dal punto di vista escursionistico che alpinistico e in quasi tutte le stagioni. D’altra parte per gli innamorati della montagna non esistono cime che non diano una qualche soddisfazione.

P.sso Campogrosso, Rif. Giuriolo e il gruppo del Carega

Il Carega in veste primaverileLa Guglia GEI 1765 m – Via Menato-Pomato con uscita diretta III+, 1 pass. V- sottogruppo del Fumante, 120 m

Da Valli del Pasubio saliamo al Passo del Pian delle Fugazze a 1160 m e da qui traversiamo per la strada del Re (6 km) al passo di Campogrosso cui si doveva salire da Recoaro ma troviamo la strada interrotta, come pure il collegamento a N. La giornata non è partita bene, abbiamo perso tre compagni in Friuli per un guasto meccanico all’auto, ora questa lunga scarpinata. La giornata primaverile è piuttosto fresca ma il sole allieta l’avvicinamento. C’è ancora parecchia neve in giro (siamo a N) e il terzetto superstite sale seguendo i segni e sprofondando abbondantemente alla sella del Rotolon e indi alla base della nostra meta che subitamente scompare nella nebbia. Sono contento di avere ai piedi gli scarponi, i miei compagni con le pedule si godono l’umidità. Largo ai giovani, oggi faccio da secondo. Si parte su una placca (il bagnato non favorisce l’aderenza), non capiamo bene se la roccia sia solida o fraida, comunque dopo il primo tiro procediamo alacremente, ricordo un bel camino. Nel frattempo la nebbia si modifica in nere nuvole minacciose. Siamo sotto lo strapiombo della variante di quinto, l’alternativa è un traverso più facile, e per la visibilità ridotta a pochi metri saliamo dritti sbucando in cima. Bisogna scendere alla svelta. Non conoscendo la via normale, anche se è abbastanza facile (II)  preferiamo calarci a corde doppie lungo la via di salita. Quando arriviamo su terreno più o meno orizzontale incomincia a piovere, la prendiamo con rassegnazione. Qui mi sovviene la sentenza fattaci dal mio istruttore: se non volete bagnarvi non andate in montagna!!

Verso la Guglia GEI mentre scompare tra le nuvole

Primo tiro sulla GEIIl Fumante

A SE del gruppo del Carega, dalla forcella del Fumante appunto si eleva questo piccolo sottogruppo molto frastagliato (di cui fa parte anche la cima di cui sopra) molto pittoresco per i numerosi torrioni e gendarmi che lo compongono, il luogo nonostante le vicissitudini passate era apparso meritevole e un mese dopo si decide una nuova visita ma con mire più escursionistiche. Si riparte in quattro (due dei quali parte dell’equipaggio dell’auto costretta al pit-stop) e si sale al passo di Campogrosso 1452 m, poco dopo il rifugio Giuriolo. Nel frattempo è scoppiata la primavera, i prati sono una distesa di crochi e la neve resiste solo nei canali a N. Pestandone un pò ricalchiamo il percorso verso la Guglia Gei,  poi si continua a salire su sentiero segnato a una forcella e con una breve ma interessante digressione a sinistra e per facili roccette scaliamo l’ardita Punta Lovaraste 1942 a picco sulla valle dell’Agno, con una spendida vista sulle colline, la pianura e monti vicini e lontani.Torniamo sui nostri passi a riprendere il sentiero che conduce facilmente sulla Cima Centrale 1983m, culmine del gruppo. Il 50% della compagnia si sente soddisfatto della gita e dichiara “vonde par vuè!” Ia coppia rimanente decide altrimenti. Abbiamo con noi i soliti 20 m di cordino e nei pressi si vede una moltitudine di torri e campanili e, guida alla mano, il più attraente porta il nome di Castello degli Angeli 1973 m, con una normale di primo grado superiore. La troviamo ma la qualità della roccia non è per niente celeste, anzi decisamente friabile, saliamo cautamente per una cengia canalini e caminetti (in un tratto adoperiamo pure la cavezza, smentendo i calunniatori che ci accusano di portarla solo per zavorrare lo zaino) arrivando con soddisfazione in cima. Nel frattempo le solite nuvole pomeridiane ci circondano ma oggi non prendiamo una goccia d’acqua, anzi rispunta il sole. Ridiscesi al passo e a valle il resto del pomeriggio cerchiamo invano una trattoria dove degustare il baccalà alla vicentina, vero motivo della gita, ripiegando infine sulla bisata in umido a Bugnins di Camino al Tagliamento.

Vista su Schio e le colline

Primavera al passo di CampogrossoIl Sengio Alto, Baffelan via Vicenza-Verona, III-IV

Fra il Pian delle Fugazze e la sella di Campogrosso si eleva questa cresta con andamento Nord-Sud che presenta solo qualche breve diramazione  poco importante verso il primo passo suddetto. Se a Ovest, che dà sulla Vallarsa e il Trentino, presenta un versante boscoso e a mughi con dirupi poco interessante, è nel lato opposto che offre le più belle pareti di tutte le Piccole Dolomiti con delle viste impressionanti dai paesi sottostanti. Sulla Sisilla, il Baffelan, gli Apostoli e il Cornetto si sono cimentati i più forti alpinisti veneti, fra cui Soldà e Casarotto. Arriviamo alle Fugazze ai primi di novembre per trascorrere un paio di giorni alpinistici muniti  di qualche genere di conforto per rallegrare l’unico pernottamento, purtroppo siamo in numero dispari, quindi ci toccherà fare una cordata di tre. Prenotato l’alloggio partiamo subito verso il Baffelan , il più famoso scoglio roccioso di tutto il gruppo che con le sue belle pareti offre vie di salita di ogni difficoltà. La nostra scelta cade su un collage fra il primo tratto della via Vicenza uscendo poi per la via Verona: le difficoltà sono di III e IV grado, la lunghezza di circa 200m. Ci incamminiamo sulla strada del Re, rotabile con divieto alla base delle pareti. L’attacco si trova oltre una briglia di un canalone che si supera con l’aiuto di una catena. Il pallido sole autunnale non riesce a riscaldare il gelido versante nord su cui saliamo e in breve ho i piedi semicongelati anche per merito delle strette scarpette e la collaborazione di un paio di sottilissimi calzini di cotone. L’arrampicata è molto varia e su dolomia piuttosto solida, fra paretine camini e fessure, un diedro entusiasmante e in due ore e mezza siamo in vetta: le nuvole alte oltre ai monti circostanti ci permettono di spaziare fino alle alpi centrali. La discesa ha un breve tratto di primo poi si incrocia il sentiero di arroccamento, una  opera bellica della prima guerra notevole, scavata nella roccia, con tratti in galleria e che attraversa, in versante E tenendosi defilata dal tiro nemico, tutto in gruppo. Scendiamo per il detto sentiero verso Sud fino al rifugio Giuriolo al passo di Campogrosso.

Il Baffelan da SO

La Strada del Re dal BaffelanSecondo Giorno: Il Primo Apostolo 1738 m, spigolo E, via Faccio-Smichelotto, 130m, IV un pass. V

Dopo i bagordi della sera precedente, il menù per oggi prevede questa breve ma più tosta salita. Dopo il Baffelan, la cresta seguita verso N si rialza con i tre Apostoli che in versante est hanno delle belle pareti: anche oggi seguiamo la strada del Re e per dirupi varii arriviamo alla base dello spigolo, visto dal basso il nostro Apostolo preferito è un obelisco impressionante. Memore dei patimenti del giorno prima calzo i pedalini di lana a protezione delle mie preziose estremità. La salita è subito impegnativa e lo strapiombo pur se con un paio di chiodi è tosto mentre la facile crestina finale si rivela molto fotogenica. Scendiamo come il giorno precedente al sentiero di arroccamento, qui il gruppo si divide, i due più forti se ne vanno all’ impegnativa parete S della Sisilla (dove peraltro riusciranno a alzarsi solo di qualche metro), i tre scalzacani rimasti imboccano il sentiero in direzione opposta e con percorso strepitoso si meritano anche la cima del Cornetto, la più alta del gruppo; non ancora paghi, prima del Pian delle Fugazze, si infilano nel vaio Stretto, un sentiero attrezzato che con percorso quasi speleologico in uno stretto budello li riporta finalmente alla strada.

Per le relazioni: ed. CAI-TCI – Piccole Dolomiti e Pasubio di G. Pieropan

Il Primo Apostolo

Il passaggio chiave dell

Molta aria sulla crestina finale dell

Sul sentiero di arroccamento

Galleria sul sentiero di arroccamento

In cima al Cornetto con il Baffelan in secondo piano

Cornetto, disc., sotto il monumento ai caduti della grande guerra

Discesa nel vaio Stretto

Bivacco dei Loff e Col de Moi 1358 m

dicembre 31, 2010 Lascia un commento

Sulla strada Vittorio V.

Primavera sulle PrealpiLa strada che collega vittorio Veneto a Valdobbiadene sorprende il visitatore per la dolcezza e amenità del paesaggio, dal lago di Revine ai paesi in pietra con le loro tipiche costruzioni, l’Abbazia di Follina dal pregevole chiostro, per risalire poi tortuosa fra boschi di castagni a Combai per poi calare infine su Valdobbiadene. E’ anche la scorciatoia per andare nelle Dolomiti Occidentali, ma in questo caso si passa troppo frettolosamente all’alba e si ritorna a notte per apprezzarla. Essa costeggia a Sud tutto il gruppo di Monti che va dal Col Visentin sopra Belluno al monte Cesen a nord di Valdobbiadene, con un solo valico stradale a senso unico alternato, il passo di san Boldo che porta nella valle del Piave, deviando a destra poco prima di Cison di Vamarino. Durante qualche peregrinazione enogastronomica alla ricerca dei migliori prosecchi e soppresse della zona, avevo notato sopra quest’ultimo paese, oltre al castello che lo sovrasta, qualche cimetta dai versanti abbastanza dirupati e mi sono ricordato di aver letto qualcosa su questa zona in un vecchio numero delle Alpi Venete e sono andato a scartabellare nella mia collezione, trovando dopo laboriose ricerche il numero dell’estate 1991 a cui rimando. Era l’inverno del 2006 e le condizioni della neve non erano propizie a più alte imprese e assieme a due amici mi sono trasferito a Cison traversando il paese e risalendo una stradina asfaltata fino al suo termine a circa 500 m di quota.

Crodon del Gevero

Non avendo la carta, fra le varie indicazioni abbiamo scelto il sentiero centrale(dell’Asta) che è poi risultato il più diretto per il bivacco dei “Loff”( lupi nella parlata locale), che ripidamente sale con anche un piccolo tratto attrezzato in bell’ambiente rupestre nonostante la bassa quota, incontrando subito la neve caduta il giorno prima. Arriviamo quindi al bivacco, una bella costruzione in pietra addossata alla parete rocciosa che ne costituisce il muro del lato N. e siamo a 1134 m, sovrastati dal Crodon del Gevero= della Lepre, rocciosa a Sud e boscosa a Nord. Proseguiamo subito lungo il sentiero per un breve tratto verso Est deviando poi a sinistra e troviamo subito parecchia neve che ci insaporisce la salita e senza tracce evitiamo il lungo giro nel bosco per salire la dorsale che costeggia il precipizio del bivacco arrivando felicemente in cima. Nel frattempo il tempo è peggiorato, abbiamo giusto modo di intravvedere la sella che ci separa dalla cimetta successiva, la Cima Vallon Scuro, quando cala un nebbione fittissimo ma proseguiamo comunque nella traversata. Arrivati alla sella ci caliamo alla cieca al sentiero sottostante per il versante piuttosto ripidino; ora bisogna decidere la discesa. Una traccia a cui non sappiamo resistere ci invita verso Ovest e decidiamo di seguirla. Essa prosegue in saliscendi molto tortuosamente tanto che perdiamo completamente la bussola: non scenderà mica nel versante opposto? Infine passiamo presso un arco di roccia per cominciare a scendere con traversi anche abbastanza esposti su ripidi pendii, la neve diminuisce e la visibilità aumenta. Una bella cascatella ci conferma che siamo sul sentiero del Pissol (di evidente significato!), nei pressi del parcheggio.

Crodon del Gevero-Cima Vallon Scuro

12 cima Col de MoiInverno 2010, condizioni nevose pessime, ci riproviamo, soleggiato in basso, nebbione in cima, ma arriviamo alla Cima Vallon Scuro, andata e ritorno per il sentiero dell’Asta.

Traversata completa: Col de Moi-Vallon Scuro-Gevero

ma con una bellissima giornata, saliamo lungo il sentiero del Pissol, al foro, alla forcella Foran per salire il Col de Moi, splendido panorama sulle Dolomiti, la valle del Piave e le Prealpi venete; ridiscendiamo alla sella proseguendo alla volta della Cima Vallon Scuro e al Crodon del Gevero calando al bivacco e percorrendo il sentiero dell’Asta realizziamo finalmente l’ambita traversata festeggiando appagati alla solita trattoria di Revine Lago.

26 Febbraio 2006, 24 Febbraio 2010, 14 Marzo 2010