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Archive for dicembre 2017

Piccolo Belepeit (1170 m), l’anello da Chiusaforte

dicembre 28, 2017 Lascia un commento

Da trascinatore a trascinato… per questo giro mi appoggio a tre gagliardi giovani compaesani . Ci troviamo nelle estreme propaggini meridionali del gruppo dello Zuc dal Boor. Dopo la galleria della statale pontebbana fra Moggio e Chiusaforte, in località Ponte di Peraria (346m) una deviazione a sinistra porta a Roveredo, uno dei borghi semideserti della valle del Fella o Canal del Ferro. Prima del villaggio al ponte del rio Simon (già nominato in un precedente articolo) si trovano le tabelle indicanti l’imbocco del sentiero 425a. Che si inerpica subito ripidamente nella pineta agli stavoli  Polizza o quel che ne rimane, resistono ormai pochi ruderi e anche questi invasi dalla vegetazione. Con un traverso ci si porta alti sulla sinistra orografica del rio Cuestis, l’unico ostacolo, visto che il percorso segue una larga mulattiera (probabilmente militare), sono le colate di ghiaccio che scendono dai canali laterali dove bisogna stare attenti  a scanso di bagni fuori stagione. Una simpatica cengia con stalattiti risveglia lo spirito goliardico dei giovani amici, quindi si arriva in seguito a una larga sella mugosa (1121m) dove il sentiero si perde, proseguendo verso sinistra si rimonta una spallone scarsamente innevato con notevoli esemplari di pini che seguito con costanza porta in cima, circa 3 ore . Siamo di fronte alla val Resia con il Canin e le Prealpi Giulie, con pochi passi ci si affaccia anche ai monti di Moggio. Tornati alla forcella torniamo a valle percorrendo il più agevole (e conosciuto)  sentiero 425. All’uscita del bosco si passa da uno sperone con una piccola cappella prima di arrivare alla ciclabile all’altezza di Chiusaforte e passeggiando al parcheggio.

5 Gennaio 2011, con Andrea, Christian e Giacomo

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Schenone (1950m), una gita propedeutica ai bagordi natalizi

dicembre 23, 2017 Lascia un commento

La dorsale fra la val Dogna e la Valcanale prima della Grande Guerra era il confine fra il Regno d’Italia e l’Impero d’Austria. Un secolo è passato ma ancora oggi le vie normali alle cime percorrono i resti delle ingenti opere belliche d’allora, sentieri e mulattiere d’arroccamento resistono all’usura del tempo. Per questa gita prenatalizia profittiamo dello scarso innevamento per cui la salita non merita neanche il titolo di invernale. Per portarci all’attacco saliamo in auto appunto da Dogna fino al deserto o quasi borgo di Chiout, 838m. Dal paesello si dirama verso N la strada forestale che sale fino a Forcella Bieliga, da questa traversiamo verso Ovest seguendo un amabile sentiero a volte anche esposto, in particolare sotto un landro, che conduce a un intaglio a Est della massima quota. Alla cima si arriva alzandosi per balze erbose e detritiche e invertendo il senso di marcia per proseguire in ultimo lungo la facile dorsale. Segnavia 601,il 24 del Dicembre 1989. I compagni: Daniele, Ermanno e Amorino, sei ore e mezza in tutto.

L’anello del Celànt (1093m) dalla val Tramontina

dicembre 18, 2017 Lascia un commento

La dorsale boscosa fra i torrenti Chiarzò a Sud e Tarcenò a N culmina appunto con la sommità in questione, snobbata nei tempi eroici per la quota modesta ma visitata ben in due occasioni negli ultimi tempi con diversi amici. Ci troviamo quindi, salendo da Meduno, in val Tramontina e precisamente in località Comesta (357m), un pianoro di ghiaia e magra vegetazione a Ovest di Tramonti di Sotto dove abbandoniamo i mezzi meccanici. Traversando il suddetto ci approssimiamo alla garibaldina al versante N trovando fortunosamente l’ecologica tabella che ci indirizza al monte. Ci alziamo nel pineto per il ben segnalato versante settentrionale, saltuariamente una schiarita apre la visuale sulla vallata. Pestiamo neve ben prima di arrivare alla dorsale. Seguendola verso sinistra (bosco di faggio a settentrione e precipizi erbosi a Sud) arriviamo al punto culminante contrassegnato da un ometto (nella seconda visita anche una croce di legno). Per chiudere l’anello dalla cresta si prosegue brevemente verso Est per calare poi nella luminosa faggeta seguendo i provvidenziali segni che dopo avere intersecato una recente forestale escono alla sella nei pressi di Tamar (660m), uno dei tanti borghi abbandonati della valle. Fra le rovine un edificio è stato ristrutturato e può offrire ricovero in caso di necessità (bivacco Varnerin). Da questo dopo un breve tratto su sentiero si prende obbligatoriamente la strada che riporta un po’ noiosamente al punto di partenza. Dalle cinque alle sette ore a seconda delle digressioni e dell’innevamento. Per il dopogita la trattoria del lago offre salumi e formaggi locali.

2012-2016