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Posts Tagged ‘Gran Monte’

Punta di Montemaggiore(1613 m), un anello dal passo di Tanamea (851 m)

Da Tarcento la rotabile sale verso N e a Musi compie una brusca svolta verso Est dirigendosi al passo di Tanamea (851m) fra il crestone dei Musi a N e quello del Gran Monte sul’opposto versante. Poco oltre c’era il confine con la Jugoslavia e il valico di seconda categoria era allora transitabile solo ai frontalieri. L’osteria, al tempo gestita da un’anziana simpatica signora offriva buon ristoro ai viandanti dove parcheggiamo.  Dopo la vestizione proseguiamo in discesa verso il confine sull’asfalto costeggiando il Riobianco fino all’inizio del sentiero che si alza sulla destra nel  letto in secca di un ulteriore affluente (forse il rio Starmaz) con bel percorso fra i bianchi massi calcarei che oppongono qualche lieve difficoltà. Se ne esce verso destra in un bel bosco di faggi  e finalmente sui prati da dove ci si affaccia alla dorsale. Ma non solo, incontriamo anche due simpatiche ragazze che fanno il nostro stesso percorso.  La cima sovrastante è lo Starmaz, ci si arriva per verdi (1330m), da questo continuiamo con bel panorama seguendo fedelmente la cresta toccando anche  il Laschiplas (1316m) e concludendo sull’ obiettivo primario ovvero la Punta di Montemaggiore. Non resta che scendere in direzione Nord, il sentiero è più battuto e passa dal ricovero con lo stesso appellativo ricavato da un edificio militare. Da qui un frequentato sentiero riporta al   Passo di Tanamea. Sei ore e mezza in tutto, con Eliana, Gigi e Saro.

Maggio 2012

Stol (1678m), la cima più orientale del Gran Monte

dicembre 17, 2016 Lascia un commento

La dorsale del Gran Monte continua anche dopo il confine di stato. Qui prima di calare al corso dell’Isonzo troviamo la cima più alta del lungo crestone oltre a varie altre quote che mancavano ancora nel repertorio. In estate lo Stol è raggiungibile con poca fatica profittando di una strada forestale, volendo farsi del male si può partire pure da Caporetto salendo il faticoso e lunghissimo crinale Est, ma nella nostra gita optiamo per una via mezzo in versante Sud, comunque utile per smaltire il pranzo natalizio (siamo a S. Stefano). Passato il confine a Stupizza proseguiamo per Caporetto, a circa metà strada e poco prima di Staro Selo (Vecchia Sella) deviamo a sinistra salendo al villaggio di Potokj, più o meno 300m di altitudine dove lasciamo il mezzo e dove si trova l’imbocco di un sentiero che si alza piuttosto ripidamente fra la bassa vegetazione e i cespugli. Più in alto il terreno si fa erboso e c’è una spolveratina di neve in sintonia con il periodo natalizio. Nonostante i bagordi in circa due ore e mezza conquistiamo la larga cresta a circa 1200m d’altezza, il panorama è vastissimo specie verso le Giulie e grazie alla giornata risplendente. Non resta che continuare verso il West, la cresta non finisce più, per arrivare alla quota massima ci voule quasi lo stesso tempo…  La cima è purtroppo deturpata da un orripilante ripetitore ma è il progresso. Sono le due del pomeriggio e non bisogna indugiare troppo. Per scendere optiamo per la strada militare (già adocchiata al mattino) che, tagliando ove possibile qualche tornante, consente di arrivare all’asfalto che dalla statale sale a Bergogna (Bregjnj). Per questo arriviamo alla macchina dopo il tramonto. Con Ermanno il 26-12-1994.

1-vegetazione-imbiancata

2-salita-alla-cresta

3-il-versante-sud

4-luscita-sulla-dorsale

5-lultimo-faggio

6-sopra-i-recinti-il-mataiur

7-le-giulie-orientali-a-sin-il-rombon

8-sulla-schiena-dello-stol

9-oltrisonzo-il-monte-nero

10-la-cima

11-i-due-protagonisti-in-meta

12-dalllo-jalovec-al-triglav

13-sulla-via-di-discesa

14-al-sole-calante

15-lo-stol-al-crepuscolo

16-luci-del-tramonto

 

L’anello del Monte Briniza (1636m) da Monteaperta

La dorsale del Gran Monte è disposta in senso longitudinale fra il corso del Torre e l’Isonzo (comprendendo fra le varie elevazioni anche lo Stol, completamente in Slovenia. Il versante N è ricoperto da fitti boschi di faggi mentre  quello opposto è quasi interamente a zolle erbose con qualche affioramento calcareo. Per le quote modeste può essere una meta potabile in tutte le stagioni, evitando magari gli assolati pendii meridionali in piena estate. Dopo questa noiosa premessa, superflua per i friulani, passo ora alla gita in questione che è un pezzo d’antiquariato come si vedrà dall’abbigliamento dei protagonisti, parliamo del marzo 1983.

Il punto di partenza è il paese di Monteaperta che in quegli anni ebbe un momento di notorietà grazie alla squadra di tiro alla fune femminile delle Tigri, la cui monumentale capitana (Ileana, mi pare) era anche la gestrice dell’osteria. Per arrivarci esistono varie possibilità, quella da noi seguita parte da Tarcento da dove si segue la statale per il passo di Tanamea fino a Vedronza dove si svolta a destra , dopo Lusevera e Micottis  e finalmente la nostra località, quota sui 600m. Parcheggiamo di fronte al bar, l’inizio del sentiero (il 711) e lì vicino accanto alla chiesa, clima buono per la stagione con un po’ di foschia. Quattro i compagni, abituali in quei giorni, uno è sparito, con il cjargniel bevo un tajut ogni tanto, per finire due morosi che ho ritrovato di recente, sono felicemente coniugati con due figli che vanno all’università. L’antica mulattiera sale regolarmente a tornanti fra le zolle erbose fino alla sella di cresta a 1540m, il versante N è ancora innevato e intanto che gli amici si riposano salgo fino alla quota a Est (Lausciovizza sulla carta, 1615m), poi tutti assieme fino a uno dei numerosi cocuzzoli del crinale a occidente con belle visioni sulle Giulie, Alpi e Prealpi. La coppia si ferma qui dichiarandosi appagata. Proprio quando il percorso diventa interessante, ci sono da superare ancora dei bei rilievi prima di arrivare al Briniza che è poi la cima più alta, non ricordo se prima o dopo in un tratto siamo costretti a spostarci a Nord per evitare un saltino, la neve è buona, si affonda quel tanto che dà sicurezza. In seguito tutto si appiana e si cammina tranquillamente, andando avanti verso O si arriverebbe alla Testa Grande (l’ultima cima) da dove un’ ulteriore traccia segnata riporterebbe al punto di partenza, ma il solito diavoletto si fa vivo sotto le apparenze di un infido imbuto erboso che ci attira. Non resistiamo a simili lusinghe e scendiamo di lì, dopo qualche peripezia usciamo tutti interi sulla mulattiera fatta in salita. Devo avvertire che su questi ripidissimi pendii si sono verificate parecchie disgrazie e questo povero scritto non è una istigazione a delinquere. Otto ore (comprese le varie soste), dislivello virtuale 1000 m, reale un po’ di più viste le varie risalite.

1 Il Gran Monte

2 Capre a lato del sentiero

3 Erica in fiore

4 Il sentiero per la sella

5 La sella del Gran Monte

6 I compagni con il maestoso sfondo del Canin

7 Il Briniza dai pressi della sella

8 L'ex caserma e le Giulie Or.

9 Le creste dei Musi

10 A nord c'è ancora parecchia neve

11 Comincia la traversata

12 Sul crinale

13 In cresta

14 Nel versante nord

15 Dopo la cima i pendii sono più dolci

16 Discesa sugli esposti erbai

17 Un'altra immagine della discesa

Il Monte Testa Grande da Sud e da Nord

Dopo tutti questi anni devo confessare che nella prima salita probabilmente mi solo limitato alla cima più occidentale della lunga cresta del Gran Monte, il Mali Varh di  1466 m. Da Micottis, frazione di Lusevera alle falde della catena, circa 500 m di quota non c’è un sentiero segnato e quelli che portavano ai pascoli sono abbandonati da molto tempo, quindi si sale ad occhio dapprima nel rado bosco poi per pendii erbosi poco inclinati che ben presto diventano di neve. Quasi mi dispiace lasciare la mia traccia sul manto incontaminato, sulla cresta la neve lavorata del vento è uno spettacolo, la giornata offre tutta la nitidezza di uno splendido febbraio. Mille metri il dislivello, da solo.

 Il Cuarnan da sopra Micottis

 Testa Grande e Monte Briniza

 Pendii nevosi

 Dalla facile cresta vista sul Canin

 La catena dei Musi

 A O Cuarnan, Cjampon, la pianura e il Cavallo-ColNudo

 Neve ventata

 Le creste del Plauris

Al secondo tornante dopo le sorgenti del Torre (siamo sulla strada che dalla valle del Torre sale al Passo di Tanamea) a ben 570 m si trova l’inizio innevato dell’ampia mulattiera, la tabella con le indicazioni ci informa che il numero CAI è il 710, . Il compagno è l’amico Nino scomparso ormai da parecchi anni, che dispone delle tecnologiche racchette di corda della naja. Fa bene, dopo essere passati dalla Chiestta di Sant’Anna e dal villaggio alpino Crisalizza  il sentiero scompare sotto il profondo manto nevoso e devo cedere il passo al compagno con le cjaspe, d’altronde  siamo a nord nella prima settimana di Marzo. Arrancando penosamente ma con logica alpinistica  ci dirigiamo verso la sovrastante dorsale che seguita verso  sinistra ci conduce alla Testa Grante 1556 m, questa volta non ci sono dubbi, c’è anche il bastone di vetta. Tre ore e mezza dalla partenza. In discesa seguiamo le nostre tracce nel primo tratto poi optiamo per la discesa più diretta che passa dalle Casere Cripizza che sempre con il segnavia  710 ci riporta all’asfalto quasi due chilometri a monte dell’auto.

 La Chiesetta di S.Anna

 Mulattiera nel bosco

 Il villaggio Crisalizza

 Il versante N del Gran Monte

 Verso la cresta

 Arrancando nella neve fresca

 Dalla Cima panorama sui Musi

 Dal bastone di vetta Cuarnan e Cjampon

 La cresta del Gran Monte e il Canin

 In discesa