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Cima dei Pecoli (2352 m) e Porton di Monfalcon (2342 m) in un’operosa giornata

3 Luglio 2005, il programma prevede una gita in Val Settimana, il tragitto automobilistico è il solito, da Montereale si percorre la valle del Cellina svoltando a destra verso Claut e prendendo a sinistra prima del paese, dopo un breve tratto un cartello informa che la strada è chiusa a causa di una frana e tocca giocare la carta di riserva, viene estratta la Cima dei Pecoli nella parallela e più occidentale Val Cimoliana. Decisione rapida dal momento che i pretendenti sono solo due, lo scrivente e il sempiterno Maurin, si torna sulla statale per continuare fino a Cimolais e da qui per la detta rotabile risalire fino al parcheggio di Pian Meluzzo 1150 m. Passate tristi esperienze ci fanno mettere nello zaino (anche se la salita in questione ci era stata descritta come facile) uno spezzone di corda da 9 mm più l’imbrago e un minimo di materiale d’assicurazione, scordando in auto per la fretta la Guida del Berti. Si continua ora sul fondo della Val Meluzzo, prima su una ghiaiosa carrareccia poi sentiero fra i sassi lasciando a sinistra la Val Monfalcon di Cimoliana e costeggiando in seguito il torrente ancora a manca si arriva alla radura della Caserutta dei Pecoli (fin qui sent. N. 361) allo sbocco della Val Monfalcon di Forni sulla cui sin. orografica si affacciano le due vette. Qui ha inizio anche il sent. 259 per il Bivacco Marchi-Granzotto che sale verso NO, ben prima di arrivare al ricovero sulla destra (salendo) si arriva alla base della cima designata. Il clima assiste i due pretendenti, la giornata è veramente eccezionale con tempo stabile e rischio di temporali pomeridiani nullo, ora ci alziamo per macereti mettendo in allarme alcuni camosci e uscendo su una cengia alla base delle pareti. Una labile traccia continua facilmente verso la visibile forcella dei Pecoli, c’è anche un solitario ometto che entusiasma il più giovane compagno mentre il vecchio, più prudente, è abbastanza perplesso. Raggiunta l’insellatura (ormai siamo nel versante di Forni ovvero a NE) ci alziamo fino ad una cengia spostandoci in cerca di una via di salita, che arriva sotto le sembianze di una rampa-canale abbastanza larga. Non è l’elementare via promessa dagli amici e bisogna travestirsi da scalatori, anche se purtroppo il casco è rimasto a casa. Valutando in circa II grado la difficoltà e su rocce di dubbia solidità che si alternano a sfasciumi usciamo sul facile a pochi metri dalla vetta che essendo la più elevata del ramo ha una vista straordinaria. Cerchiamo inutilmente l’imbocco della via normale e non trovandola siamo costretti ad arrampicare in discesa sulla via percorsa (di corde doppie dato il tipo di terreno neanche parlare). Tornati alla base traversiamo alti in direzione della Cima Porton dove il Maurin, che oggi ha un occhio straordinario per gli ometti ne vede un’altra serie che si alzano per macereti e rocce scalinate. A mio parere seguendoli torniamo sulla cima appena visitata, il compare insiste per il contrario e così per la seconda volta nello stesso giorno rivediamo la spaziosa vetta dei Pecoli (Primo grado). Non finisce qui, tornati alla base andiamo ancora avanti su terreno alpino verso Nord cercando di non perdere quota fino ad affacciarci al finestrone roccioso (il Porton che dà il nome alla cima). Vetta che si sale invertendo la marcia prima percorrendo una cengetta per alzarsi quindi su un abbastanza insidioso versante piuttosto ampio dove i passaggi più impegnativi rasentano il II e si alternano a tratti più facili (e friabili) però senza itinerario obbligato. Ora sì che siamo soddisfatti!! Non resta che scendere, la via è abbastanza complicata da trovare e gli ometti scarsi o assenti. Quindi consci del dovere compiuto ripieghiamo con il sentiero del mattino senza più sorprese a parte l’incontro con una vipera di cospicue dimensioni che sta prendendo l’ultimo sole sulla nostra traccia. Lo spavento è reciproco poi ciascuno riprende la propria strada. Nove ore e mezza in tutto. Dopo le salite sono andato per sfizio a rileggermi le relazioni a disposizione, su una delle due sono anche troppo laconiche, nell’altra si esagera con i particolari. Preferisco senz’altra la prima, in quanto si tratta di itinerari non segnati che richiedono una certa  autonomia di movimento. Degli animali ho già detto, altri incontri non ne abbiamo fatti.

1 Val Meluzzo

2 La Cima dei Preti

3 La Val Monfalcon di Forni

4 Pozze del ruscello in Val M. di Forni

5 A Sud il Pramaggiore

6 Il Ramo del Leone nel versante opposto della valle

7 Ometto sullo zoccolo

8 Forcella dei Pecoli

9 Sulla Cima dei Pecoli

10 In vetta

11 Dalla Cima verso N, Monfalconi, Cridola, l'antistante Cima Porton ecc.

12 Fra i Monfalconi l'Antelao

13 Il Porton

14 La Cima dei Pecoli dalla Cima Porton

15 L'amico sul Porton di M.

16 Monfalcon di Forni e Cridola

18 La Cima Porton di M.

  1. Luca
    ottobre 13, 2020 alle 9:28 am

    Buongiorno Rino, in questi anni son passato un paio di volte a ri-curiosare sui Pecoli. Non ho trovato l’accesso diretto dalla Forcella alla Cima che descrivi qui. Dopo diversi saliscendi mi son bloccato in un canale umido e muschioso che conduce ad un forcellino divisorio tra la Cima Pecoli e la Torre Sud dei Pecoli (che si vede in una tua foto). L’accesso dovrebbe essere quello anche secondo la guida Berti, ma non è certo un I o un II grado.. Al medesimo forcellino si arriva direttamente dalla normale dal Porton, seguendo una cengia “bassa”. Da lì, seguendo la tua descrizione, si arriva in cima per rocce alquanto marce. Tornando sulla normale, passato il masso incastrato, si può prendere un’altra cengia a destra (cengia “alta”) che riporta sulla verticale del forcellino, evitando gli sfasciumi di I-II grado. Da lì per solidi gradoni in cima (interessante variante della normale). Ti ho dedicato sul libro di vetta “la variante del Ravanatore”.

    Saluti, Luca

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