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Cima Ovest di Lavaredo (2973 m) – Via Normale

La prima salita alla Ovest fu nel 1879 un ulteriore trofeo della grande Guida M. Innerkofler che vi accompagnò G. Ploner nel 1879 e resta tuttora la via normale, troppo impegnativa per gli escursionisti e snobbata dagli arrampicatori che la usano per la discesa dopo avere percorso itinerari più tosti. Al contrario per noi pretendenti resta l’ultima della regale triade ancora da visitare, pertanto ci trasferiamo a Misurina e dopo aver versato il pedaggio al comune di Auronzo saliamo lungo la strada che arriva nei pressi del rifugio omonimo 2330 m dove si trova il sempre affollato parcheggio. Sono due i mezzi di trasporto essendo in otto ma solo quattro aspirano a questa vetta, gli altri hanno programmi diversi. Per la relazione il nostro Vangelo è la sempreverde guida grigia del Berti anche se qualche volta lesina un poco sulle difficoltà, oggi farò da primo a Cinzia mentre Sandron si occuperà di Vigjut (sempre gli stessi nomi), ci accodiamo alle moltitudini sulla stradina che termina verso E al rifugio Lavaredo, prima di questo ci alziamo per tracce sui ghiaioni che scendono dalle crode e subito rimaniamo soli, l’attacco si trova alla forcella della Grande che incombe con i suoi appicchi occidentali. Grande è la sorpresa quando notiamo che la via è in parte segnata con degli sbiaditi bolli rossi e ancora di più quando ci troviamo impegnati in un canalone di neve dura, forse siamo in anticipo con la stagione e una piccozza farebbe comodo e ci tocca usare la corda, alla neve segue un camino, la via prosegue discontinua in traversata ascendente verso Ovest fra terrazzi e caminetti. Quando si svolta a destra in un canale dapprima facile si trova lo scoglio della salita, una placca di pochi metri povera di appigli superiore come difficoltà al 2° promesso dal libro, da qui a un ulteriore camino più facile segue il tratto più entusiasmante della scalata per ambienti e panorami, una cengia fra fotogenici risalti con qualche gradone e a percorso sinuoso arriva all’estremità Nord dove si trova la massima quota. Impressionante la vista della Grande che appare vicinissima con i suoi strapiombi N come esemplare è il panorama su tutti i monti di Sesto e le grandi cattedrali dolomitiche, l’eccellente giornata ci consente di gustare il tutto senza fretta. La discesa si effettua per la via già percorsa, alcune calate a corda doppia sugli ancoraggi in loco fra cui una di 50 m permettono di superare i passaggi più impegnativi.

21 Giugno 1998

1 Le Tre Cime da S

2 La Val d'Ansiei dal Rif. Auronzo

3 Il gruppo dei Cadini dai ghiaioni

4 La Forcella della Grande

5 La Cima Grande di Lavaredo

6 Il canalone nevoso

7 Il camino che segue

8 Arrampicata di camino

9 Cadini, Marmarole e Antelao

10 Una rampa

11 Due allegri secondi

12 Sandron sulla paretina chiave della salita

13 Sulle cengette sommitali

14 Fra i due gendarmi il Sorapis

15 In Cima

16 Vicinissima l'impressionante Cima Grande

17 Gigi si esibisce

18 I Cadini, dietro Antelao, Cima Bel Pra, Torre dei Sabbioni e Sorapis

19 L'autore mentre riavvolge la corda

20 I tre amici durante la discesa

21 La Croda dei Toni

Cima Piccola di Lavaredo 2857 m, via Helversen e Spigolo Giallo (via Comici)

febbraio 18, 2011 Lascia un commento

Come eravamo nellQuando nel lontano 1982 vidi per la prima volta le Tre Cime facendone il facile periplo in tranquilla compagnia e ammirai le evoluzioni di una cordata di alieni sullo Spigolo Giallo mai avrei pensato che qualche anno dopo li avrei imitati e parafrasando Innerkofler, il futuro primo salitore della Piccola che rispose a una domanda di Kugy e dei fratelli Zsigmondy – di ritorno dalla Grande- sulla possibilità di scalare la Cima Piccola con la famosa risposta “Sì, se si avesse le ali!”,  avrei detto se mi ci porta l’elicottero! Feci in seguito qualche progresso e ebbi la fortuna di arrivare sulla cima di tutta la fantastica triade, la Ovest, la Grande, la Piccola e anche sulla Piccolissima come straordinario.

La via Helversen

Nel canale a SudLa via chiamata Helversen in realtà fu aperta dai fratelli Sepp e Veit Innerkofler che vi accompagnarono il detto dottore nel 1890  fu la prima della parete N ed è un pò passata di moda. Il primo tratto è il più facile, ma è frequente trovarci della neve oltre a roccette piuttosto friabili, mentre la parte superiore è su roccia molto solida, per camini fessure e pareti con difficoltà fino al quarto superiore. Avevamo studiato bene la lezioncina quando decidemmo di affrontare l’onerosa trasferta sia per la distanza che per il pedaggio della strada da Misurina al rifugio Auronzo. Onde evitare di attaccare a Nord con il freddo della mattina pensammo di fare un collage di vie, partendo da S per la via della parete Est di Witzenmann e compagni che da S arriva alla sella della parete N (Con la Punta di Frida), indi traversare a Nord e tornare alla nostra salita rendendo anche il percorso più omogeneo come difficoltà. Lasciammo la stradina che costeggia a sud i ghiaioni che scendono dalle Tre Cime, percorso da una moltitudine di persone, e ci portammo all’attacco dello Spigolo Comici dove con grande sorpresa ci toccò disciplinatamente fare la coda. Arrivato finalmente il nostro turno in breve abbandonammo la folla e con un bel traverso su una esile cengia verso destra ci portammo alla rientranza verticale fra le due cime, di roccia molto solida e levigata dall’acqua, attrezzata anche come via di discesa a doppie di cinquanta metri. Dalla forcella  si traversò camminando su ghiaie fino ai nostri camini per renderci conto che gli apritori se la erano cavata molto bene all’epoca visto che anche con i materiali moderni trovammo la salita molto impegnativa. Fra l’altro godemmo della salita in perfetta solitudine che dall’attacco della Comici in cima oltre a noi non c’era anima viva. La discesa si effettua a S nei pressi della via comune  tutta a corde doppie sugli ancoraggi in loco e scegliendo a ghiribizzo se farle da 25 o da 50 metri.

 

Lo Spigolo Giallo
Il Sorapis dal lago di Misurina

I Cadini di MisurinaUn paio d’anni dopo due giovani e forti scalatori mi invitano a fare una salita in veste di terzo incomodo fra di loro, senza definire bene la loro proposta. Si parte il sabato pomeriggio e dopo aver cenato a Auronzo ci trasferiamo a Cortina e poi dalla strada del passo Falzarego prendiamo la stradina per il rifugio Dibona e obbligano il povero vecchio, nonostante le sue rimostranze, non a passare la notte nell’accogliente e dotato ogni conforto suddetto rifugio, ma in un lurido edificio abbandonato detto Albergo Trieste, ricovero per roditori e alpinisti squattrinati, con materassino e sacco a pelo. Passata malamente la notte il mattino seguente è bellissimo ma le alte cime sovrastanti sono imbiancate dalla prima neve e scartate altre opzioni decidono di ripiegare (loro!) sulla salita del mitico Spigolo Giallo, la via verticalissima aperta da Comici nel 1933 assieme a Zanutti e alla Mary Varale, di quota più bassa, ma che ha comunque dei passaggi di VI grado. Ripercorriamo per strade semideserte (siamo a Settembre) le strade per  Passo Tre Croci, Misurina e su all’Auronzo con una sportiva guida da qualifica di formula uno e conseguenti ansie del sottoscritto. Viste le condizioni climatiche in giro ci sono pochissime persone e la coda presente all’attacco che ricordavo dalla salita precedente non esiste. I patti sono questi: i due forti si alterneranno al comando e lo scarso seguirà, spero solo di non farmi tirare su di peso. La salita è molto faticosa, ma ce la faccio al pelo, solo concedendomi qualche aiutino su alcuni chiodi. Arrivati sulla spalla, manca solo il camino finale da superare per la vetta, che i due si rifiutano di raggiungere, tanto è solo di IV , quindi ridiscendiamo incolumi alla base.


1990-1992