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Posts Tagged ‘Cjampon’

Monte Cjampon (1709 m) – In solitaria sullo scivolo Est

La via normale a fine Dicembre

La cima più alta della catena prospiciente la pianura dà il nome all’intera  cresta lunga più di 5 km che dalla valle del Tagliamento (Gemona) si estende fino al Torre. Toponimo impronunciabile per i non friulani che devono appellarla come Chiampon o Ciampon ha una via normale segnata con il n. 713 che risale dapprima sulla destra orografica il corso in secca del torrente Vegliato con una strada percorribile in auto ai tempi di questa salita fino a uno slargo a 615 m, continua poi fino a sella Foredor 1089m. Da questa con percorso vario quanto frequentato un sentiero sale verso N superando un tratto attrezzato (passo della Signorina) e ripidamente sale a un’anticima a Ovest della vetta che percorsa in direzione Est porta alla massima quota, niente quindi di eclatante anche se nella parte alta richiede attenzione. Ora voglio ricordare la mia prima salita in assoluto del 31 dicembre di tanti anni fa che è anche stata probabilmente anche la prima invernale e da solo degna di questo nome. Nessun problema fino al tratto attrezzato quasi senza neve che era invece presente in abbondanza poco sopra tanto da richiedere l’uso della picca, non so se per fortuna o cos’altro sono arrivato alla meta e con qualche tremarella anche a ridiscendere. Pochi anni dopo ci sono ritornato con un paio di amici (Maurizio C. e Carlo P.) e sempre in dicembre con un tempo velato ma con qualche esperienza in più, non ricordo problemi particolari, ci siamo anche scolati in vetta una bottiglia di bianco alla faccia delle nuvole.

 Dal posteggio verso Ovest

Il Cjampon a Dicembre

 La Cima

Il passo della signorina

 Salita alla cresta

 Verso la cresta

Sull'anticima O

La cresta Ovest

 In vista della vetta

 I nostri eroi in cima

Lo scivolo Est a Febbraio

Al Cjampon si può arrivare anche partendo dalla Valle del Torre, da Pradielis un nastro d’asfalto sale a Cesaris e continua fino al borgo abbandonato di Pers 584 m. Qui inizia il sentiero 730 che sale alto sulla sinistra della valle del Vedronza fino alla sella Foredor da dove si ricollega alla via normale, tuttavia si può salire alla cresta alzandosi  molto prima dal guado a massi del Rio della Presa 744 m, si segue per poco il letto del torrente per poi salire a sinistra infide pale erbose, sconsigliate d’estate e popolate probabilmente da simpatici animaletti tipo vipere o zecche. Avevo avuto notizia di una salita invernale di Oscar Soravito scartabellando negli archivi polverosi della SAF, 40-45° di pendenza con un dislivello di 800 m e me ne ero subito invaghito, non trovando alcuno disposto a farmi compagnia in quel 21 di febbraio partii da solo. Ho avuto fortuna perché per  tipo di terreno ed esposizione lo scivolo deve essere piuttosto valangoso, non incontro subito la neve ma solo più in alto dove lo strato superficiale comincia già a mollare. I ramponi sono superflui e adopero solo la piccozza uscendo in cresta abbastanza a Est della Vetta, qui la neve è abbondante ma non malvagia, la continuazione sul filo è splendida come il paesaggio circostante, in 3 ore e ¼ arrivo alla croce. Per la discesa alla normale preferisco ripercorrere la via conosciuta anche per non lasciare subito lo stupendo ambiente, in 1 ora e 45’ sono di nuovo a Pers.

 Lo scivolo E del Cjampon

 Laborioso autoscatto sul pendio

La Cima dal pendio

 La cresta da Est

 Le Giulie Occ.

 La Croce di vetta semisommersa dalla neve

 Sulla cresta al ritorno

Glemine, Cjampon e Cuarnan – una gita con il mezzo più ecologico

A chiusura di stagione (21 novembre di trent’anni orsono) l’ UOEI di Udine propone una gita con l’uso di un mezzo inconsueto, vale a dire il treno, l’itinerario proposto è l’anello del Cuarnan. Devo dire che non sono un affezionato cliente delle FS, l’ultima occasione è stata più di dieci anni fa alla conclusione anticipata della traversata Carnica a Pontebba con uno scassatissimo convoglio di pendolari e la volta precedente ero stato a Torino per motivi di lavoro, ero l’unico nello scompartimento che aveva pagato il biglietto intero. Ma veniamo alla gita, il ritrovo del numeroso gruppo è alla stazione di Udine con arrivo a Gemona alle 8.10, faccio parte però di un gruppo di cospiratori che si dissocia dalla maggioranza che viene abbandonata nei pressi del Duomo, a quei tempi ancora in ricostruzione, restiamo ora in dodici a salire la strada per le borgate più alte poi con un sentierino arriviamo nientemeno che all’attacco dello spigolo del Glemine, salita che ci era sconsideratamente proposta da Carlo Pinosa, l’unico all’epoca che avesse avuto qualche esperienza alpinistica con la corda, che fra l’altro oltre a non averla nessuno sarebbe in grado di adoperarla. La via classica corre sul filo e oppone anche passaggi di un buon 4°, ma la nostra scafata guida evita tutti i passaggi impegnativi tenendosi sulla sinistra dove occorre sì lottare con la vegetazione però le difficoltà sono parecchio inferiori così che nonostante le sofferenze arriviamo in cima tutti interi. Continuiamo sulla piacevole cresta seguente fino al ricongiungimento con la sterrata che sale al Foredor, l’ampia sella fra Cuarnan e Cjampon dove la pattuglia si riduce a otto, quattro se ne vanno a destra a ritrovare la gita ufficiale, i più accaniti dal lato opposto seguono i segni per la vetta della cima maggiore,a Sud ancora sgombra di neve, dove giungono senza problemi  anzi percorrono anche un breve tratto di cresta verso Est a raggiungere un’elevazione che parrebbe più alta infine tornano di nuovo al Foredor e incontentabili a completamento del trittico visitano anche il Cuarnan (la Chiesa è ancora un cumulo di macerie). Finalmente al ricovero danno fondo ai resti dei viveri e alla bottiglia di bianco che si sono someggiati tutto il giorno, ormai è l’ora che volge al desio, l’ultima galoppata si conclude al buio, sono puntuali all’appuntamento con tutti gli altri in stazione, il nostro treno parte subito, sono le 18.08.

La Stazione di Gemona è a circa 200 m di quota, il Glemine 709 m non è segnato e ha difficoltà di 2° abbondante, il Cjampon 1709 m ha un breve tratto attrezzato, può considerarsi EE, fino a qui 1500 m di dislivello, per il Cuarnan 1373 m, facile, il dislivello sale a 1800 m.

Cuel di Lanis e Postoucicco, due piccole ma belle invernali

Cuel di Lanis, 1629 m

Due salite nello stesso luogo a distanza di tre giorni! La fantasia e la voglia di partenze a ore improbabili sono in ribasso. Da Tarcento risaliamo la valle del Torre fino alle sorgenti, da qui svoltiamo a sinistra ai due bivi vicini (è la strada di Forcella Tacia). Alla prima biforcazione parcheggiamo l’auto (800 m circa la quota) per proseguire a piedi sulla sterrata con divieto fino a dove si stacca il sentiero che sale nella faggeta, ora facendo  equilibrismo sul ghiaccio di cui è rivestito, in seguito la neve con la quota aumenta e alle casere Tasaoro bisogna fare la traccia nel manto ancora vergine. Poco sopra di queste si trova la tabella, a sinistra per la forcella Dolina e Cesaris, nonché punto di partenza per la normale al Postoucicco, nostra meta odierna, diritti verso il Cuel di Lanis. La solita fretta ci abbaglia ancora una volta facendoci optare per la via di mezzo e perdiamo il segnavia che ritroviamo più avanti quando ormai stiamo sprofondando abbondantemente, peccato sia quello della seconda cima, ultima dell’ Alta Via di Gemona, da me visitata giusto un anno fa, e anche in tale occasione avevamo avuto problemi a reperire l’inizio del malefico sentiero. Una cima è una cima, comincio a salire alacremente il pendio, che con la neve non ha una via obbligata, mentre l’amico si attarda e il bianco manto diventa insidioso, a momenti si affonda mentre dove ha preso più sole è gelato e sono costretto a mettere mano alla piccozza, i ramponi pur utili li lascio nel sacco, passo alla base di un roccione, poi per crestina sono in breve sulla sommità dove, oltre al bel panorama, mi accoglie il vento gelido e abbrevio la sosta, visto che il compagno pare non abbia alcuna voglia di venire a farmi compagnia. Lo ritrovo alla base del pendio in panciolle, calma di vento e allietato dal sole. Per la salita meno di tre ore, 8 gennaio 2012.

Postucicco, 1611 m

Questa è la cima più orientale della catena e tre giorni dopo ci riprovo con il club del mercoledì (tutti pensionati, naturalmente), a rifare lo stesso percorso fino alle casere ma poco oltre il bivio ci sguinzagliamo alla ricerca del sentiero nascosto dalle neve e riesco personalmente a individuare il primo segno, poco in evidenza su un piccolo faggio, il resto ci viene facile e in traverso tra i faggi quindi nei mughi arriviamo alla forcella. Qui ci cauteliamo con i ramponi, si sale a destra sul filo di cresta indi una rampa piuttosto ripida esce sull’anticima. Da questa si scende sempre sul filo alla selletta con la quota più alta, mughi a N e precipizi sul versante opposto, si continua poi in salita sempre in discreta esposizione per sortire in breve sulla bella cima, c’è anche il libro di vetta e la permanenza è piacevole, lo zero termico è risalito a 1700 m e questa è la prima visita che il monte riceve quest’anno, addì 11 gennaio 2012. In discesa ricalchiamo le nostre orme e all’auto l’amico medico ci propone a rimedio dei nostri acciacchi un Soave del Garda che afferma essere più efficace del Voltaren (nol fas mal, nol fas ben).