Valaràz e Célo, ai margini del gruppo della Schiara
Con la cresta del Zélo o Célo termina poco gloriosamente a NO il gruppo della Schiara, dal fondo valle del Cordevole nei pressi di Agordo curva a NE fino alla forcella Moschesin, confine con il Tamer-S. Sebastiano, a oriente la selvaggia Val Clusa dove precipitano repulsive balze erbose e dirupi, gli accessi migliori sono dalla rotabile che sale al passo Duran, su questi versanti più appoggiati e boscosi si può usufruire delle vetuste tracce dell’attività pastorale e militare. Le quote più elevate superano di poco i 2000 m e qualcuno potrebbe anche chiedermi che cavolo ci sono andato a fare con tutto il ben di Dio che si trova in Dolomiti. Ai posteri l’ardua sentenza.
Affronto la lunga trasferta con Mauro via Belluno-Agordo e strada del Passo Duran fino a La Valle Agordina, qui si può proseguire a destra fino all’abitato di Conaggia circa 850m, dove si abbandona il mezzo meccanico. Una strada a fondo naturale prosegue ancora verso Sud che dopo una casera ristrutturata diventa mulattiera. Qui cominciano i dolori sotto forma di un abbondante spessore di neve e fatichiamo non poco per arrivare alla forcella Folega che quota 1547 m, anche il meteo non è dalla nostra parte, non che sia pessimo ma il sole non si decide a venire fuori e accantoniamo il progetto del Zèlo tutto in ombra per il Valaràz, 1883 m, dirigendoci verso N. Fino alla dorsale è tutto bosco ma da questa ci si affaccia ai precipizi che scendono alla Val Clusa oltre che agli inusuali scorci su Pale, Monti del Sole, Talvena e Dolomiti di Zoldo. Tenendoci a distanza di rispetto dai dirupi arriviamo alla meta di ripiego in 3 ore e mezza. Mentre stiamo scendendo il tempo cambia e al pomeriggio diventa esemplare, recuperata l’auto variamo il ritorno salendo al Duran, in discesa a Zoldo assistiamo a un tramonto in technicolor. 25 gennaio 1998.
Ci riprovo il novembre dello stesso anno con un giovane discepolo a nome Lorenzo, altri amici si defilano dal momento che in Friuli piove, la teoria dei vecchi alpinisti è che si parte con qualsiasi tempo, un’osteria per ripararsi si trova sempre. L’avvicinamento è lo stesso della gita precedente. Neve non ce n’è, in compenso troviamo un bel nebbione. Dalla forcella Pongol che quota come la vicina Folega ci dirigiamo verso Sud fra mughi ingentiliti dalla brina e lastronate rocciose stando ben attenti ai segni, la vetta del Zelo (2083 m) è contrassegnata solo da un umile bastone, ci arriviamo inaspettatamente in meno di tre ore. Dopo un’attesa di quasi un ora le nebbie si diradano e ci trasferiamo seguendo la panoramicissima cresta ancora sul Valaràz. 6 ore mezza in tutto, le difficoltà tutto sommato sono alla portata del medio escursionista.
Bibl. Piero Rossi, Schiara ed. CAI-TCI