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Monte Disgrazia 3678 m, via comune della cresta ONO, misto PD

Attualmente una gita come questa sarebbe improponibile visto che le stringenti norme sulla sicurezza e responsabilità hanno di fatto costretto il CAI e l’escursionismo al ribasso, nessuno vuole cercare incognite e gli accompagnatori sono costretti in pratica a fare il percorso tre volte (la salita personale, la ricognizione e l’uscita con i soci), pare inoltre che per ogni tot numero di escursionisti ci debba essere un accompagnatore patentato. Mah! O forse sono io che sono diventato un vecchio  brontolone,  ma non moltissimi anni fa non era così, ho partecipato a (non molte, per la verità) uscite che neanche gli accompagnatori  avevano fatte programmandole solo sulla carta, questa è stata una delle tre che ho personalmente proposte.

Tutto questo per introdurre l’oggetto in questione, la gita sociale a questa nobile montagna della Valtellina, situata completamente in Italia con la guida di due all’epoca aiuto istruttori, il sottoscritto e un altro che poi ha fatto carriera negli organici del Club, più qualche reduce dall’annuale corso roccia. Il gruppo, composto di una ventina abbondante di persone parte con le vetture il sabato mattina verso la Lombardia, via Lecco-Morbegno-Val di Mello-Valle di Preda Rossa fino al parcheggio alla fine della strada, 480 km, circa 1800 la quota. Il posto è suggestivo, il torrente nella radura si disperde in meandri con le mucche al pascolo che li guadano in cerca dell’erba più verde, qualche rustico, la mungitura fatta a mano, verso  Nord il circo dei monti. In un paio d’ore saliamo al rifugio Ponti lungo un sentiero da dove si vede in alto la nostra montagna, al pomeriggio in un’ora saliamo ancora un duecento metri fino alla Bocchetta di Pioda 2769 m  dove il panorama si amplia verso i monti di granito chiaro della Bregaglia, la giornata è d’altro canto soleggiata , solo una leggera foschia vela le cime più lontane. Durante la notte si scatena il finimondo con tuoni e pioggia a dirotto che agli ottimisti fa ben sperare per il mattino seguente, ma saranno presto delusi. Piove ancora alle 4.30, orario previsto per la sveglia e restiamo nella camerata fino alle otto. Continua tuttora a piovere e i ¾ del gruppo prepara gli zaini e riparte verso casa, rimangono i più accaniti. Verso le dieci smette, stiamo in attesa di miglioramenti ancora mezz’ora poi decidiamo, sotto una cappa di nuvoloni, di provarci comunque. Dal rifugio dopo un tratto su detriti scendiamo al sottostante ghiacciaio che risaliamo facilmente  fino alla forcella all’inizio della cresta ONO dove si sviluppa la via normale. S’inizia scalando dei canali nevosi e delle rocce, poi troviamo un esposto pendio abbastanza ripido che bisogna salire in diagonale mentre più in su la cima resta celata dalle nubi, al suo termine ci leghiamo, proseguiremo di conserva. Qui la compagnia si assottiglia, quasi tutti decidono di rimandare al giorno seguente, così  restiamo in tre. Dopo la neve riusciamo sul filo, alternando il serpentino al ghiaccio sempre avvolti dalle nubi,  quando si assottiglia siamo probabilmente sul Cavallo di Bronzo, il passaggio chiave. Con visibilità quasi nulla arriviamo al segnale della cima in cinque ore, sono le tre del pomeriggio. Ridiscendendo ci rendiamo conto che siamo stati miracolati, non abbiamo preso neanche una goccia di pioggia, in caso di temporale la situazione sarebbe diventata piuttosto seria. Salutiamo gli amici che attenderanno un miglioramento per l’indomani che non ci sarà. Sulla via del ritorno alle porte di Lecco incappiamo in una lunga coda di auto, sono i lumbard che rientrano dal weekend, che ci costa qualche ora, rientriamo alla magione alle cinque del mattino belli freschi , pronti alla nuova settimana lavorativa.

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