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Creta Grauzaria e Cima senza Nome per la Direttissima

Creta Grauzaria, 2065 m, invernale per la direttissima, 30 Novembre 1989

Sono da poco passate le sei  e al buio arriviamo al piccolo parcheggio presso le Case dei Nanghez in val Aupa, poco più di 700m di quota, dove inizia il sentiero per il rifugio Grauzaria in compagnia del forte Denel e di Nevio. All’uscita della faggeta oltre i ruderi di casera Flop abbandoniamo l’itinerario principale per seguire a sinistra una traccia fra i mughi che va a intersecare il sentiero attrezzato Ferrucci che collega il rifugio con il Bivacco Feruglio 1740 m, nel circo sud della Cima. Assistiamo all’arrossamento delle pareti mentre il sole si leva, e nel caratteristico passaggio fra le quinte rocciose ci affacciamo al circo, lo attraversiamo per ravani vari poi  arriviamo al Bivacco, è una giornata eccezionale come visibilità e temperatura e di neve finora ne abbiamo vista poca, dopo una breve sosta saliamo all’attacco che si trova in una ombrosa rientranza della parete, sono trascorse poco più di tre ore. Visto che è il più forte a Daniele toccherà fare da primo. Si inizia con una rampa che poi si trasforma in una stretta galleria a causa di un grosso masso, qui dobbiamo fare attenzione a non finire sul poco ghiaccio presente, abbiamo tutti e tre gli scarponi, all’uscita del tunnel con una traversata verso sinistra si supera la parete delle Fessurette, dopo queste un camino verticale abbastanza breve porrebbe fine alle difficoltà maggiori. Non avevamo fatto i conti con il nostro capocordata, fanatico delle vie nuove, che si impegna sulla parete di destra per “aprire” una variante e ci mette un sacco di tempo, ne esce, noi seguiamo disciplinatamente, la roccia non è delle migliori e occorre stare attenti ai sassi, le difficoltà da lui valutate IV. Usciamo sui terrazzi superiori, ci sleghiamo proseguendo verso NO, attraversiamo lungamente, anche su neve ma senza difficoltà di rilievo fino a una cengia sotto la vetta non risparmiandoci neanche il friabilissimo camino finale, III, forse il ghiaccio lo teneva assieme, che è evitabile con un traverso a sinistra, e arriviamo alla bella statuetta di pietra rossa della Madonnina. Mezzogiorno e mezzo. La discesa sulla via normale ci richiede l’uso dei ramponi, anche se la neve è poca bisogna stare attenti, la discesa dal Portonat, ben innevato è quasi più veloce che d’estate, arriviamo all’auto con la luce, sono le quattro del pomeriggio.

La Cima Senza Nome 1930 m, 20 maggio 2007

Era da parecchio che si stava ruminando questa meta, delle varie possibili vie, il canalone S (che ho già fallito due volte), il Rio della Forchia alla fine a prevalere è ancora la Direttissima. Come nella salita di quasi vent’anni fa torniamo al Feruglio con un numero doppio di partecipanti dove si formano le cordate, io sono con Alberto, un giovane arrampicatore, Claudio e la morosa Silvia, per finire il Maurin, di cui questa volta mi sono liberato, si lega con Gigi che rappresenta assieme a me la quota anziani. Faccio il primo tiro e mi trovo un po’ spaesato, ora su queste difficoltà si va in scarpette mentre noi siamo tutti con gli scarponi, per fortuna trovo un chiodaccio a metà tiro, dopo la galleria tocca al compagno sulle fessurette e il camino, poi slegati saliamo diritti a un terrazzo detritico dove ci affacciamo a sinistra al canalone Sud. Attrezziamo una doppia da 50 m e ci caliamo sul fondo, scendendo vediamo che era probabilmente arrampicabile. Ora saliamo sul fondo su terreno abbastanza friabile e vola pure qualche sasso, l’uscita è sbarrata da un intrico di mughi, dopo una dura lotta li superiamo, anche la prosecuzione verso sinistra è nella mugaia ma perseveriamo finchè lasciano il posto a roccette che senza altre complicazioni ci accompagnano sulla solitaria cima. In discesa torniamo verso l’uscita del canalone riuscendo però a viaggiare su terreno privo del fastidioso vegetale ricollegandoci alla parte facile della via di Napoleone Cozzi e Tullio Cepich che nel 1900 furono i primi salitori della Direttissima. Sotto la cima principale evitiamo astutamente il fraido camino di III aggirandolo a sinistra. La Madonnina è stata spostata appena sotto sul versante della Normale per dove scenderemo all’auto (dieci ore il tempo impiegato), indi al Leon Bianco di Moggio si terranno  gli adeguati festeggiamenti.

 

Per le relazioni, Alpi Carniche vol. I di De Rovere-Di Gallo ed. CAI-TCI

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