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Sul Verzegnis (1914 m) con la neve di Maggio

Quando scendiamo dall’auto a sella Chianzutan, 950m,  mi viene il pensiero che forse abbiamo mirato troppo in alto, già qui troviamo una spolverata di neve e il paesaggio circostante se non fosse per il fresco verde della vegetazione sarebbe più simile a una giornata invernale che non all’avanzata primavera in cui siamo. Ieri in pianura una perturbazione ha causato una fredda pioggia in pianura tramutasi in neve sui monti e alla sera da casa si vedeva bianco già il Cuarnan. Tengo questa considerazioni per me e mi incammino con il fido Saro sul sentiero 806 dalle tabelle poco oltre il bar e sul lato opposto della strada, per casera Val. Poco oltre casera Mongranda entriamo nella faggeta, l’ambiente è reso suggestivo dal bianco manto vergine che calpestiamo. Alla fine del bosco c’è  un canale da attraversare e il pendio nevoso ha fatto sparire la mulattiera (nella mia prima salita di molti anni fa, in una gita sociale dell’UOEI, anch’essa in primavera, qui trovammo neve dura e fummo costretti a mettere una corda fissa), ma oggi si riesco a fare una buona traccia. Arrivati all’anfiteatro della Casera Val 1661m vedo che qui si sono dati da fare, una strada ci arriva dalla sella del Lovinzola e la casera è stata rifatta lussuosamente (anche se non finita) in marmo rosso di Verzegnis. La temperatura si è alzata, dietro alla casera saliamo faticosamente nella neve molla verso Ovest alla sella che separa il Verzegnis dalla Cormolina (S.la Cormolina 1784m) dove ha inizio la cresta Nord della via Normale, dove troviamo meno neve che nel bosco, probabilmente ripulita dal vento. La cresta è abbastanza agevole, s’impenna solo verso la fine dove richiede cautela vista esposizione e l’innevamento, poi usciamo in cima dove di neve proprio non c’è neanche l’ombra. Tre ore per la salita, ci fermiamo quasi una, la giornata è splendida come il panorama a giro d’orizzonte e il vento che ci aveva accompagnato fino alla malga è cessato. Sono tentato di scendere lungo la cresta Sud, sembrerebbe pulita, ne percorriamo un breve tratto ma al primo incontro con la neve, che è diventata nel frattempo una scivolosa poltiglia, ci riduce a più miti consigli, risaliamo a ripercorrere la via dell’andata. Sembrano  impossibili i miracoli che il sole compie in mezza giornata, corre acqua da tutte le parti e la neve si è già dimezzata. Nel bosco la neve acquosa e le foglie di faggio hanno fatto una miscela micidiale sulla quale bisogna fare dell’equilibrismo, onore al compagno che nonostante la sua propensione ai ruzzoloni oggi ne fa uno solo, in poco più di due ore arriviamo al parcheggio.

17 Maggio 2012

P.S. Dal nostro efficientissimo servizio di spionaggio apprendo che un gruppo di pensionati a noi affine, autonominatosi  “Gli Scoiattoli”, nome quanto mai inappropriato, stabilisce già il lunedì gita e partecipanti comunicandolo al CAI onde essere assicurativamente protetti. Per il nostro sodalizio, componenti da uno a sei, il più giovane di noi (64 il numero di primavere) ha suggerito il più consono appellativo di bradipi. Essendo molto meno burocraticamente efficienti, la scelta del percorso viene di solito fatta al momento della partenza, per il numero basta contarsi, in quanto all’assicurazione ci affidiamo a San Maurizio.

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