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Cima di Campo m 1762, ritorno nella valle della Venzonassa

A quasi trent’anni fa risale la mia prima volta su questa cima, all’epoca la valle non aveva ancora le strade e i pochi nuclei abitati avevano avuto il colpo di grazia dal terremoto del 76 e la traversata da Tanataviele a Venzone era una classica meta dell’escursionismo primaverile. La gita è stata fatta nel Maggio del 1985 assieme a due amici di quei tempi lontani partendo direttamente dalla periferia di Venzone, quindi da poco più di 200 m d’altezza. Questa montagna divide con il Lavara la palma della distanza affacciandosi sulla Val Resia, il sentiero ha il numero 705 e corre sulla sinistra della vallata (salendo), passando per Borgo Manstrui e la chiesetta di S. Antonio in quell’anno ridotti ancora a macerie, poi sale nella faggeta a Casera Ungarina, da qui prosegue verso la Casera del Confin e la Forca Campidello  m 1532  con il numero 725. Il versante Nord era ancora innevato, non c’erano (e non ci sono attualmente) segni, quindi si salì il pendio ad occhio fino in cresta e per questa in vetta. Ci venne poi la balzana idea di scendere alla Venzonassa verso Sud, una bella scivolata sui nevai fino ai ruderi della Casera di Campo, poi si scese senza sentiero nel bosco finendo in uno schianto di faggi causato da una slavina lavorando parecchio per uscirne, un altro bel tratto fra alberi secolari prima di incontrare qualche traccia e sortire al fondovalle.

8 Dicembre 2011, sulle Prealpi non è ancora arrivata la neve quando saliamo in val Venzonassa, sarà passata una decina di annetti da quando non ci metto piede, questa volta il punto di partenza è la curva del Gran Rio m 525. Il sentiero sale ripidamente fino a un bivio nei pressi della chiesetta di S. Antonio, ora ricostruita, con una breve deviazione andiamo a dargli un’occhiata prima di proseguire verso E sul sentiero n. 702 che scende ad attraversare la forra del Gran Rio per risalire nella faggeta a Casera Ungarina, anch’essa restaurata, qui arriva una strada forestale che obbligatoriamente bisogna percorrere fino alla Casera del Confin ora Agriturismo, nei mesi di apertura ci si può accedere in auto, nel frattempo il segnavie ora è il 726. Nei pressi dell’edificio sosta un mezzo della forestale, forse in agguato di qualche malcapitato che per risparmiare le gambe salga con un mezzo a motore, ma questa è una mia malignità, noi andiamo avanti verso Forca Campidello, valico con la Val Resia e magnifico panorama sulle Giulie Occidentali che sono ben imbiancate. Il versante Nord è tutto in ombra, saliamo senza via obbligata fra le alte erbe con qualche sperone roccioso che si evita nei canali e allietati da un gelido venticello fino alla cresta. Questa è erbosa, va percorsa verso sinistra fino a una anticima, mentre la vetta resta più a Est oltre un’insellatura e della quale non avevo memoria, vuoi vedere che nella visita precedente ci eravamo fermati qui? Giuro che non lo ricordo. Uno dei due compagni ne ha abbastanza, con l’altro proseguo in discesa per rimontare la crestina a mughi e rocce detritiche, lievemente ariosa ci conduce all’ometto finale. Scendendo, fra le due casere un amabile ghiaione scende alla strada sottostante, è un richiamo irresistibile anche se dopo è d’obbligo continuare sulla rotabile che è piuttosto lunghetta ma ci consente la visita dei borghi rimessi a posto di Prabunello e Maieron prima di tornare con una contropendenza al parcheggio. Quattro ore la sola salita.

 

  1. giovanni
    settembre 23, 2015 alle 6:22 am

    approfitto dell’equinozio autunnale 🙂 e di questo post per un saluto. se non avessi letto il tuo post mai mi sarebbe venuto in mente di salire sulla cima di campo sebbene l’abbia circumnavigata in lungo e in largo nel corso degli anni. davvero bella nella sua semplicita’.

    mandi, ogni ben

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