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Col Duro, Col Alto e Monte Rite, m 2033-2145-2183

Questa breve catena si affaccia sulla strada che da Forno di Zoldo sale a Forcella Cibiana facendo parte ancora del gruppo del Pelmo ma con quote molto minori e di interesse essenzialmente panoramico. Lo scorso Dicembre vi ho fatto un giro assieme a due amici partendo dalla località Quattro Tabià 1423 m (poco prima di Cibiana a 1475 m, tabella e possibilità di parcheggio) dove inizia la  larga mulattiera della Val Inferna  che si svolge sui versanti SO del Col Alto, una frana viene superata senza difficoltà, la si lascia per salire a destra per erbe alla Forcella 1748 m, la meta designata era il Col Alto, il sentiero attraversa il suo versante Nord con belle visuali sulla valle del Boite e i suoi colossi di dolomia, anche se siamo a N la poca neve presente non ci ostacola più di tanto. Alla forcella di Monte Rite 2053 m lasciamo i segni per salire la cresta O del nostro monte, la via non è segnata ma ci sono delle tracce, con sorpresa in un tratto esposto troviamo dei cavi di sicurezza ma un’amara novità ci attende in vetta, vi è stata istallata una mastodontica antenna e costruita una piattaforma in legno di parecchi metri quadri, comoda per la sosta ma poco piacevole alla vista, anche il tempo inizialmente buono si sta guastando rovinandoci il panorama e fa piuttosto freddo. Ridiscesi alla forcella ripartiamo verso il Rite,  la facile e battutissima dorsale Ovest ci conduce alla larga sommità che conserva i resti del forte e dove Messner ha creato un museo per me di dubbio gusto con le sue poliedriche vetrate in plexiglas, molto meglio le Croci da lui contestate, ognuno ha i le proprie idee. Vista la stagione la mostra è chiusa, ciò non ostante ci sono parecchi gitanti in giro, in discesa evitiamo la strada calandoci su un sentiero unto e bisunto, in ultimo è obbligata la strada per la quale si arriva a Forcella Cibiana, un chilometro sopra la nostra vettura. Dicembre 2011, quattro ore e mezza in tutto.

Pochi giorni fa in sei sono presenti al solito ritrovo a Udine, verso i nostri monti le previsioni non sono favorevoli, meglio migrare a Ovest e il Col Dur ci sembra una destinazione adeguata dal momento che sono già le 7.30 del mattino. Nebbia in Valcellina ma a Longarone splende il sole, quando da Forno di Zoldo ci appare nitida la Civetta siamo rinfrancati, come l’anno precedente riparcheggiamo ai Quattro Tabià portandoci ancora alla Forcella di Val Inferna, qui invece che la destra optiamo per la sinistra. Il sentiero sulla larga dorsale è segnato (poco) però l’ambiente è molto più genuino, si sale nel rado bosco intervallato con delle schiarite, distraendoci alquanto nel bel panorama e seguendo una delle varie tracce perdiamo anche i segni comunque arriviamo a un belvedere a Sud della cima dal quale ci si affaccia sulla valle di Zoldo con un colpo d’occhio che è una meraviglia. Ora saliamo direttamente a destra, ci sono delle labili tracce, alla fine della vegetazione un ultimo tratto di erba pungente molto ripido poi una breve cresta più appoggiata esce in vetta dove incontriamo una coppia che guarda il caso ha commesso gli stessi nostri  veniali errori di percorso. Il paesaggio offre la vista, oltre che sui monti Zoldani su molte delle maggiori cattedrali dolomitiche, in più il Mauro per farsi perdonare la sua latitanza estrae dal sacco una focaccia casereccia e una bottiglia di vino per renderci la permanenza piacevole. Finiti bevande e viveri rintracciamo la normale che si cala lungo la cresta Est al inizio la neve dura presente richiede qualche attenzione, solo uno dei partecipanti riesce a fare una corta ma innocua scivolata (quello che aveva protestato per la scelta della via di salita), passiamo dalla radura della nostra variante, in effetti qui è facile sbagliare, fra le varie tracce la più evidente rimane quella fatta in salita. Ora se dovessi consigliare una delle tre cime, i miei lettori abituali hanno già capito qual’è. Novembre 2012, due ore per la sola salita.

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