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Croda di Campoduro 2244 m, unica cima facile dei Cadini di Misurina

Nell’inverno di due anni fa durante una cjaspolata con la SAF di Udine in val d’Ansiei che prevedeva la salita dall’albergo Cristallo al rifugio Città di Carpi avevo addocchiato verso Sud- Est sopra forcella Maraia la lunga dorsale di questa cima e al ritorno a casa me ne ero documentato sulla storica guida del Berti riponendo poi il tutto nel cassetto dei progetti. Ieri, mercoledì, al solito punto di ritrovo con i soliti bradipi la propongo, pur se in mancanza di carta e guida, per svariare dalle solite mete casalinghe e fidandomi della mia memoria. Partiamo per Auronzo continuando per qualche chilometro sulla strada delle Dolomiti fino alla vistosa tabella indicante a destra la val Marzon, andiamo ancora avanti su questa strada asfaltata fino al bivio con una sterrata a sinistra che s’inoltra in val d’Onge, 1200 metri di quota. Parcheggio, poco oltre c’è il divieto, qui l’indicazione per il rifugio già sopra nominato. La strada militare sale lungamente nell’abetaia, all’inizio fiancheggiando il simpatico torrente, a 1700 m si passa accanto a una recente baita in tronchi, il percorso è anche noioso, solo in alto quando gli abeti cedono il passo ai larici e ai mughi la vista si apre sulla Croda dei Toni e i suoi satelliti e le ardite cime dei Cadini. In vista del rifugio, al di là di un avvallamento erboso appare la nostra meta e anche le due possibilità di salita, una traccia appena al di là del passo di Maraia sale in verticale a una fascia rocciosa, l’altra più in basso attraversa da sinistra a destra una rampa erbosa che ci sembra più potabile. Si potrebbe attraversare subito, ma saliamo fino al Città di Carpi, 2110 m, per una breve sosta. Panorama strepitoso su Marmarole e Sorapis. Ridiscendiamo alcune decine di metri sui prati e all’inizio del pendio troviamo il primo dei segni rossi che ci accompagneranno fino in cima, il primo traverso è piuttosto esposto ma facile, arrivati sul crestone proseguiamo a destra fra i tagli di mughi  fra buche e avvallamenti carsici, verso la fine passiamo sopra all’uscita della via più diretta, è attrezzata con dei cavi, avendolo saputo…  Poco dopo siamo alla Croce, visibile già dal ricovero, la vetta è poco oltre. Qui la vista spazia su gran parte delle Dolomiti Orientali, le Carniche, spunta anche la Marmolada, in cielo veleggiano le nubi ma senza minacce incombenti. Andiamo ancora avanti, qualche metro più in basso a picco sulla valle c’è un’altra Croce e il segnale che riporta quota e nome della cima e al di là di un vallone erboso il crestone delle Pale del Menoto, la gemella della nostra che sarebbe facilmente raggiungibile, la disdegniamo. Dopo un consulto che ha esiti contrastanti  incomincio a scendere nel vallone, i compagni  si sguinzagliano nella perlustrazione delle mugaie, la mia scelta era valida, un centinaio di metri più in basso si fa evidente una traccia, poi si perde di nuovo, comunque il canale è di facile percorribilità e ci riporta alla casetta a 1700 m intravista in salita pur se in completa assenza di segni ometti e quant’altro, sarebbe la via più facile ma non intuitiva. Qui riprendiamo la stradina e tagliando nel bosco più tornanti possibile rientriamo al parcheggio. Sei ore e mezza soste comprese, 1100 metri di dislivello.

P.S. Partendo dal lago di Misurina l’itinerario, facendo in salita e discesa lo stesso percorso, diventerebbe molto più breve, un’ora e mezza fino al rifugio e poco più di mezza per la cima.

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