Home > Alti Tauri > Hochalmspitze, magnifica piramide di granito

Hochalmspitze, magnifica piramide di granito

Con i suoi 3362 m d’altezza è la vetta più alta dei Tauri a Est del Glockner e naturalmente anche del gruppo dell’Ankogel di cui fa parte, oltre a questo si distingue per essere costituito di un bel granito grigio chiaro anziché di scisti o gneiss come gran parte dei Tauri, speculare in questo all’opposto Collalto/Hochgall nelle Vedrette di Ries e la sua caratteristica forma lo rende ben individuabile dalle nostre Giulie e si trova in Val Malta, sopra Gmund, ultima città prima dell’imbocco del tunnel autostradale dei Tauri. La via più facile comporta, oltre che al pagamento del pedaggio, una lunga traversata di un ghiacciaio, è anche sci alpinistica fino alla cima nevosa, sale appunto dal rifugio di Gmund 1185m nella valle citata e comporta un dislivello di 2200m in versante Est e l’unico punto d’appoggio, il rifugio Villacher 2195m non  è gestito e si deve chiedere  la chiave all’ Alpenverein, meglio quindi optare per gli itinerari dal Rifugio Giessener, 2218m, in posizione più favorevole, al quale si arriva sempre dalla Val Malta e deviando a sinistra prima della sbarra del pedaggio si sale in auto fino alla Thomanbaueralm (1677m), da qui per stradina o sentiero in poco più di un’ora e mezza al rifugio. La traversata che propongo, non difficile se in condizioni, salita per la Via Detmolder da SO, discesa per la cresta SE degli Steierne Mandl e il ghiacciaio Trippkees è uno dei giri dei più soddisfacenti che abbia fatto in queste montagne, pertanto la proposi come gita Alpinistica della SAF l’anno dopo nel mese di Luglio, ci furono una trentina di partecipanti, il tempo splendido ci favorì, come pure le condizioni della neve, partecipò pure l’allora presidente Nino Perotti, alpinista di vecchio stampo, direttore per molti anni della Scuola di Alpinismo e uomo di valore scomparso alcuni anni fa.

La storia ebbe inizio trent’anni orsono, il luogo fu la storica sede dell’UOEI in via Grazzano con annessa dependance all’Allegria, osteria punto di ritrovo dei soci dove mi ero fatto subito degli amici e ci si avvicinò un signore molto distinto nonché baffuto dicendo che aveva sentito che il nostro gruppo  stava salendo le Cime dell’Amicizia e si sarebbe volentieri aggiunto alla compagnia, guarda caso  per la domenica avevamo in programma il Sauleck, un tremila nei Tauri. Eravamo a quei tempi dei buoni camminatori e cercammo perfidamente di fargli tirare l’ala, in gergo della naja, ma non ci fu niente da fare. Dalla cima avvistai per la prima volta la piramide di granito chiaro dell’Hochalmspitze, il nuovo entrò a far parte della squadra corse e diventammo amici, Bepi il nome, funzionario di banca ora ex,  tiene un corso su come difendersi dagli istituti di credito, e fu con lui che parecchi anni dopo scalai la cima intitolata. Di questi miei primi compagni alcuni si sono ritirati, e li vedo saltuariamente per un bicchiere, altri purtroppo sono scomparsi e mi sento un po’ l’ultimo dei moicani.

Sabato 10 Settembre pomeriggio, al valico di Coccau troviamo una coda chilometrica, ma il mio autista non si lascia intimidire sorpassa tutti, da buon italiano,poi la tangenziale di Villaco e via in direzione Spittal quindi verso N fino a Gmund, una cittadina fortificata con varie attrattive, arriviamo alla Thomanbauer Alm e al parcheggio. Qui ci aspetta una sgradita sorpresa, un cartello avverte che il rifugio è aperto solo ai membri del soccorso di Austria Italia e Slovenia  per la loro festa, ormai siamo nel tardo pomeriggio, corriamo il rischio e saliamo sulla stradina giungendo alla Giessener Hutte 2203 m assieme ai suonatori (questi in pullmino) in meno di due ore, il gestore ci chiede se abbiamo visto il cartello, mentiamo spudoratamente,  non conoscendo la lingua non lo abbiamo compreso, ci dà comunque ospitalità. La sera, allietati dalla musica si sbevazza alquanto, delle cibarie ho memoria di una tartina micidiale al patè ricoperta di cipolla cruda.

Domenica 11 Settembre. Nonostante i postumi della serataccia partiamo alle sei verso l’attacco della via Detmolder alla cresta SO, il percorso è segnalato, si sale per delle placco nate, una pietraia e dei campi di neve, passiamo sotto un aguzzo gendarme per proseguire, sempre seguendo i bolli rossi fino alla Lassacher Winkelscharte (forcella) qui inizia la via che è attrezzata con cavi (sembrerebbe di recente) nei passi più impegnativi  molto fotogenica, ma non difficile, non ha passaggi atletici e in quattro ore arriviamo in cima dove hanno un po’ esagerato con la Croce, in inox e ottone, ma il panorama e la varietà degli ambienti sono quanto di meglio possano offrire i nostri confinanti. In discesa la scelta cade sulla cresta Steierne Mannl (degli uomini di pietra) dai due arditi spuntoni sotto i quali si passa, con la quale si scende al ghiacciaio poi verso SO con divertenti passaggi sul granito fino a una forcella oltre i gendarmi dove si lascia la cresta per calarsi lungo la placconata O, anche qui dei cavi facilitano la discesa fino a mettere piede sul sottostante ghiacciaio che è piuttosto ripido all’inizio, se si trovasse ghiaccio ci sarebbero delle complicazioni notevoli, ma non è il nostro caso, comunque scendiamo parecchi metri con la faccia a monte, dove il pendio si addolcisce ci lasciamo scivolare. Alla fine del ghiacciaio presso un laghetto ritroviamo i segni che ci riportano al rifugio. Piccozza e ramponi sono obbligatori, noi abbiamo usato solo la piccozza, imbrago e altri ammenicoli  non sono stati levati dallo zaino.

Categorie:Alti Tauri Tag:,
  1. Al momento, non c'è nessun commento.
  1. No trackbacks yet.

Lascia un commento