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Musi, alla cresta da Nord

Siamo già in autostrada in direzione Tolmezzo indecisi sul da farsi quando il mio compagno viene folgorato dall’ idea di andare sul Veliki Rop, la cima più alta della catena dei Musi da Nord, ovvero da Sella Carnizza, la relazione ci manca, in compenso cercando nel pacco di cartine ne esce una risalente agli anni ’80 in bianco e nero, l’unico sentiero segnalato è quello della Bocchetta dello Zaiavor, la proposta viene comunque accolta. Saliamo quindi in Val Resia e parcheggiamo l’auto agli Stavoli Gnivizza 1070m, era da parecchi anni che non passavo da queste parti e resto colpito dalle belle ristrutturazioni che sono state eseguite nel frattempo, fra cui anche due punti di ristoro che sono ancora chiusi. Da qui andiamo a sinistra e alla chiesetta di S.Anna imbocchiamo la vecchia mulattiera sopracitata (il numero è il 427) per abbandonarla poco dopo alla prima vallecola in direzione ovest detritica ma con cespugli e alberelli purtroppo senza alcuna traccia di passaggio, dapprima il percorso è alquanto sgradevole e la vegetazione ci passa anche qualche non gradito ospite sugli avambracci (leggi zecche). Perseverando il terreno come il paesaggio migliora diventando più aperto, alla nostra destra una crestina secondaria rocciosa con delle esagerate fioriture di Orecchia D’Orso, dalla catena principale a sinistra siamo separati da placche calcaree incarsite oltre che fitte distese di mughi, indi arriviamo a una simpatica forcella quota 1634 fra un cimotto alto 1703 m verso Nord mentre verso Sud si eleva la cima dei Musi quotata 1798 m, la prima a ponente dello Zaiavor. Sul versante nord l’innevamento è ancora abbondante, valutiamo la salita diretta da qui troppo rognosa, quindi cominciamo a traversare in diagonale ascendente i nevai  oltre la sella arrivando alle placche inclinate che scendono dalla nostra meta, scegliamo lo sperone che ci sembra più articolato, il calcare è di buona qualità, il tratto è  breve e usciamo sulla cresta erbosa, ancora qualche decina di metri verso destra  e arriviamo alla nostra quota. Il tempo è variabile ma non minaccioso, uno sbiadito bollino rosso ci invita a proseguire in discesa alla forcelletta seguente, qualche facile passaggio un pò esposto, saliamo ora per pendii erbosi alla Cima seguente di m 1844, tre ore fino a qui, dove poniamo fine alla nostra traversata, per proseguire in cresta fino al Viliki Rop, la cima più alta che è piuttosto lontana, circa un km, oltre al tempo più stabile servirebbe un minimo di attrezzatura (fra l’altro c’ero già stato parecchi anni fa e con lo stesso compagno, traversando dalla cima 1866 sopra al bivacco Brollo). Torniamo alla forcella e decidiamo di scendere sui nevai fino a una visibile dolina verso N, l’ambiente è di una bellezza selvaggia, tutto a placche lavorate, che dopo qualche peripezia fra mughi e brevi saltini, inghiottitoi e abissi, ci portano al caratteristico canale fra due stipiti rocciosi che avevamo già adocchiato dalla cima che si esaurisce  nella conca. La attraversiamo e con sollievo all’intaglio seguente reperiamo il primo di una serie di sbiaditissimi segni rossi e un ometto semidistrutto (probabilmente di speleologi) che seguiti a saliscendi ci conducono al recente segnavie del CAI che riporta a Sella Carnizza. Due ore per la discesa, agli stavoli stanno lavorando all’osteria Taj, di prossima apertura, ma un paio di birre ci vengono gentilmente concesse. Le difficoltà, oltre alla mancanza assoluta di tracce o segni sono al massimo di II.

3 Maggio 2012

Categorie:Prealpi Giulie Occ. Tag:
  1. giovanni
    Maggio 5, 2012 alle 4:07 PM

    pensavo ci fosse piu’ neve. biel, se fosse stato un fine settimana mi sarei aggregato molto volentieri anche se c’ero gia’ stato l’anno scorso salendo dal biv. brollo.

    mandi

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