Grignetta 2186 m, Cresta Segantini III – Corna di Medale 1029 m, via Cassin V
Sopra “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” si eleva il gruppo calcareo delle Grigne, storica palestra di arrampicata degli alpinisti lombardi, qui si sono fatti le ossa fra gli altri, per citarne solo due, Cassin e Bonatti. Anche noi, fantozziani al loro confronto, decidiamo di farci una breve visita in un fine settimana di due giorni e mezzo. Arriviamo a Lecco all’imbrunire per salire in un deserto Pian dei Resinelli, località di villeggiatura a circa 1200 m di quota dove è stato costruito perfino un piccolo grattacielo!, e peniamo parecchio a trovare un letto, combinando infine nell’unica pensioncina aperta che si fregia del nome rifugio. Oltre allo storico compagno Nevio (oramai da anni in estremo Oriente) della compagnia fa parte anche una delle tre coppie che ho modestamente contribuito a formare nell’ambito delle associazioni alpinistiche udinesi (connubi tutti felicemente riusciti, probabilmente ho sbagliato lavoro, avrei avuto più successo come sensale di matrimoni). La coppia ha abbandonata da anni la montagna dopo un incidente stradale convertendosi al mare e navigano ora per il mar Adriatico su una barca a vela in legno rimessa a nuovo dal marito, uomo dal carattere pessimo ma con le mani d’oro. Tutti personaggi presenti alla trasferta in Paklenica (in un precedente post sul Velebit).
La Cresta Segantini
La Grignetta è la cima più alpinisticamente interessante con tutte le sue torri di buona roccia; il mattino seguente il tempo è abbastanza incerto, chiediamo lumi sull’evoluzione meteo ai nostri padroni di casa che ci tranquillizzano affermando che al mattino fa sempre così ma poi risplenderà il sole. Il nostro programma prevede per oggi la Cresta Segantini, una classica di difficoltà medio-bassa che ci sentiamo in grado di superare senza problemi. Con ai piedi le scarpe ginniche e nel sacco le lisce ci incamminiamo allegramente sul sentiero che conduce al rifugio Rosalba che poi abbandoniamo salendo a destra a prendere la Direttissima, una via ferrata che ci introduce in un mondo minerale molto frastagliato fra le aguzze guglie della Grignetta che seguiremo fino all’attacco al Colle Valsecchi, una selletta di cresta. Ogni tanto qualche raggio di sole fa capolino tra le nubi . Ci leghiamo cominciando a arrampicare, il sole è sparito, superiamo parecchi gendarmi di cresta, un solitario assatanato in scarponi e picozza Hummingbird ci supera rapidamente e vedendo che in giro ci sono parecchi nevaietti ci viene il dubbio di aver sbagliato qualcosa con le nostre scarpette. Siamo quasi al Pilone Centrale quando ci si rizzano i capelli per l’elettricità statica e si scatena la baraonda di lampi e fulmini e in breve la pioggia che cade si trasforma in neve. Cominciamo la ritirata sulla via già percorsa con visibilità nulla tanto che aggirando una torre mi trovo davanti la compagna che era dietro e le chiedo come ci sia arrivata e lei mi fa notare che non si è mossa. Bisogna assolutamente levarsi dalla cresta e ci caliamo alla cieca in un canalone ancorando il cordino a una clessidra trovata per sbaglio. Un’altra doppia di cinquanta metri e ci troviamo su un terreno meno verticale, peccato che sulla seconda lo scrivente deve scendere arrampicando in quanto i compagni anche tirando come forsennati non riescono a fare scorrere le corde. Con minori problemi arriviamo al sentiero del rifugio che dovevamo intersecare per forza. All’ improvviso riappare il sole, la perfida Grigna ci irride risplendendo della nevicata di cui si ammanta: ci ha giocato un bel pesce d’Aprile, infatti oggi è il primo.
La via di Riccardo Cassin al Medale
La via aperta dal fortissimo Riccardo Cassin con Dall’Oro(Boga) dopo varii tentativi sulla Corna di Medale, una spendida pala rocciosa sopra il paese di Laorca fra Lecco e i Resinelli, fu la prima della parete Sud e la Banda Musicale di Laorca salì alla base per confortare con la musica il bivacco degli alpinisti. Diventata una classicissima (anche se dopo furono aperte decine di vie, tutte più difficili) conta oramai parecchie migliaia di ripetizioni, non potevamo fare a meno di provarci. Scendiamo dai Resinelli fino al paese suddetto per salire all’osteria del Medale, storica base d’appoggio dei numerosissimi Lumbard che frequentano queste pareti. Oggi è una bellissima giornata primaverile sì che possiamo arrampicare in maniche corte e stranamente siamo le uniche cordate impegnate costì. La parete è verticale, il dislivello è di circa 350 m di solidissimo calcare solo a tratti con qualche albero, utile per le soste, ma anche con delle piante fiorite. Ricordo in particolare il diedro di attacco e una placca lavorata dall’acqua piuttosto ostica. Superiamo bene anche il traverso di quinto (qualcuno lo quota anche di più), un po’ lisciato dai numerosi passaggi, una breve sosta in cima (Lecco e il suo lago sono sotto di noi), la discesa su sentierino con qualche attrezzatura, una fermata più lunga all’osteria per ritemprarci e riprendiamo la via di casa. Ci ritorneremo per la rivincita? Chissà…
2 Aprile 1989
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