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Punta Grohmann (Grohmann Spitze, 3126 m) – In corsa contro il maltempo

settembre 6, 2014 Lascia un commento

La vista dal passo Sella verso le Cime di Sassolungo, Cinque Dita e Punta Grohmann è una delle più celebrate delle Dolomiti e grazie all’esposizione offre delle spettacolari enrosadire all’alba e al tramonto immortalate in libri e cartoline mentre la loro salita, purtroppo o per fortuna, è riservata agli alpinisti al contrario di altre vette che soffrono di eccessiva frequentazione. Negli ultimi anni dell’arrampicata mi accompagnavo spesso a Sandro, detto Sandron per la legge del contrappasso a causa della la sua esile corporatura, valido scalatore in roccia e ghiaccio che purtroppo da parecchi anni si è ritirato dall’Alpe ma ai tempi assiduo. La più occidentale delle cime citate è stata giustamente dedicata a Paul Grohmann, viennese che nell’ottocento salì moltissime vette delle Dolomiti di cui molte in prima assoluta ed è a essa che rivolgiamo la nostra attenzione, non ha vie facili e la nostra idea è di salire per la classica via Dimai della parete S (550 m, IV) e scendere sulla via normale della cresta ENE (350m, fino al IV inf.) compiendone così la traversata. Ci trasferiamo il sabato pomeriggio al passo dove passiamo la notte nel vecchio rifugio Valentini, 2180m. Il mattino seguente ci incamminiamo verso Ovest fra i pascoli sotto un pallido sole e non si vede un’anima in giro, mi sa che oggi non faremo la coda. Il panorama nonostante i colori siano sbiaditi è molto bello, in salita ci portiamo all’attacco in circa un’ora, alla base dello spigolo SE, dove si vede lo zoccolo che superiamo slegati fino ad arrivare a un terrazzo, quasi 200 m, I e II dove si apre un anfiteatro di placche con a destra una parete nera che in alto si restringe, lo risaliamo su roccia eccellente fino al passaggio chiave detto Mennschenfallen (caduta degli uomini), un obliquo a sinistra su una esile lista, si era abbastanza allenati e la superiamo senza grossi problemi. Dopo di che ci infiliamo in un camino (probabilmente abbiamo fatto la variante), che  riserva meno problemi di orientamento, con difficoltà sempre minori, dove si allarga lo troviamo  parzialmente innevato poi dopo un ultimo tratto facile arriviamo al vasto ripiano detritico della vetta. Siamo stati abbastanza veloci, meno di cinque ore dal rifugio, ma non più delle nuvole che si addensano minacciose, dopo una breve sosta ristoratrice affrontiamo la discesa ripartendo nella direzione opposta. La discesa per la Cresta ENE della via normale sarebbe molto fotogenica con le sue quattro ardite torri e la roccia salda, profittiamo degli anelli presenti per fare le calate in corda doppia che si alternano ai passaggi d’arrampicata, anche sulle dirimpettaie creste delle Cinque Dita ci sono due cordate in discesa, una di tre persone piuttosto in alto, vediamo quella di due più in basso arrivare all’ultima doppia prima che scenda la nebbia, poi comincia a nevicare e tutto diventa più complicato (abbiamo le scarpette di ginnastica ai piedi) e non ci divertiamo molto sulle roccette innevate anche se le difficoltà sono modeste, primo e secondo grado. Quando posiamo i piedi sull’alta forcella delle Cinque Dita (2785 m) respiriamo ma per poco, il canale è di neve dura ma con qualche acrobazia arriviamo ai detriti e poi ai prati. Ancora nebbia piovigginosa ma oramai siamo tranquilli, passiamo vicino a una stazione di risalita e l’addetto ci chiede se siamo quelli delle Cinque Dita, al nostro diniego si mostra preoccupato, comunque nei giorni seguenti non ho trovato sulla stampa notizie di incidenti, come per noi tutto è bene quel che finisce bene. Più di tre ore per la discesa, non resta altro che il lungo ritorno. Settembre del ’96.

1 La classica immagine dal passo, da sin. Punta Grohmann, Cinque Dita e Sassolungo

2 Punta Grohamann e Cinque Dita dal Rifugio

3 Verso la Marmolada

4 Il comodo avvicinamento

5 Le Pale di S. Martino

6 Salendo lo zoccolo

7 I primi tiri di corda

8 Roccia solida con reperibilità incerta

9 Un passaggio di IV

10 Sul traverso della Menschenfallen

11 Dolomia lavorata dall'acqua

12 Un po' di neve nel colatoio finale

13 Il gruppo del Sella

14 Alla fine della salita

15 La Cima è un vasto pianoro detritico

16 In Cima

17 Le Cinque Dita dalla via di discesa

18 Nuvole in arrivo da S

19 In discesa

20 Alpinista all'ultima calata dalle Cinque Dita sulla nevosa omoninima forcella

 

Bibl. Sassolungo di Ivo Rabanser, ed. CAI-TCI, al tempo non ancora pubblicato.

Traversata della Punta delle Cinque Dita 2996 m, in senso orario, III-IV

Dal Passo Sella la vista delle tre cime maggiori del Gruppo, Sassolungo, Cinque Dita e Punta Grohmann è da cartolina e nota ai turisti di tutta Europa, alla forcella del Sassolungo 2681 m ci si può arrivare anche in cabinovia e godere dell’accoglienza del Rifugio Demetz lì costruito. Volendo fare la classica traversata della Punta delle Cinque Dita, un Tremila mancato per quattro soli metri, in giornata partendo dal Friuli è praticamente d’obbligo approfittare di questa possibilità. Siamo in quattro, auto a pieno carico e due cordate, dopo il caffè dal rifugio osserviamo gli alpinisti in coda all’attacco dello spigolo del Pollice e decidiamo di depennarlo dal programma, visto che anche la nostra via non lo prevede. Attraversiamo quindi la sua parete verso sinistra su roccia saldissima passando poi sotto l’Indice con passaggi molto esposti fino a un caratteristico camino che sale alla forcella omonima e da questa in breve alla cima più alta, il Medio, fino a qui non occorre pensare a trovare l’itinerario giusto, essendo la via abbastanza frequentata. La traversata prosegue seguendo il pianoro sommitale, la discesa in un camino a corda doppia, una risalita con una ulteriore calata in una spaccatura con blocco incastrato e infine un’altra doppia più lunga che ci deposita alla Forcella delle Cinque Dita, fra questa e la Punta Grohmann, alla supposta fine delle complicazioni, invece ci troviamo a scendere nella neve ghiacciata del canalone. Dal medio in poi non abbiamo più incontrato nessuno. La traversata si potrebbe anche fare in senso inverso. Otto ore il tempo impiegato, a fine Luglio in una giornata splendente.