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Monte Vettore in tre giorni

Trasferimento a Gualdo con visita a Tolentino

Bisogna essere fuori di testa a traversare mezza Italia per una gita di novecento metri di dislivello il tutto in tre giorni, mi ero innamorato dei Sibillini (A cavallo fra Marche e Umbria, uno dei più vasti gruppi della dorsale appenninica e parco nazionale)  passando da Visso al ritorno di una breve vacanza culturale in Umbria un bel po’ di tempo addietro ma nessuno dei pensionati troppo oberati dagli impegni raccoglie l’invito, così parto con i giovani, nella fattispecie due giovani morosi che però vi possono dedicare solo tre giorni nel ponte del 25 Aprile, l’anno è il 2008. Udine-Mestre-Adriatica ovvero Friuli, Veneto, Emilia-Romagna e Marche tutto in autostrada fino all’uscita per Macerata e poi verso Sud percorrendo varie Statali fino a Tolentino dove facciamo una pausa per il pranzo al sacco e una breve visita alla città ricca di attrattive artistiche, la più preziosa è la Basilica di San Nicola da Tolentino con i suoi affreschi trecenteschi. Ritemprati stomaco e spirito ripartiamo, a Visso ci dirigiamo verso Castelsantangelo sul Nera e Gualdo dove divideremo una camera in tre, mi toccherà fare da chaperon ai miei due compagni, si consoleranno, dopo aver cenato alla referenziata trattoria dell’Erborista con il ricco assortimento di grappe, una trattoria (l’unica?) del paese che quota quasi 1000 m.

 Tolentino

 La facciata della basilica di San Nicola

 Affreschi del trecento a San Nicola

 Il Chiostro della Basilica

 Invece che nella frasca i pensionati se la raccontano sulle panchine

 La Torre dei tre orologi

 Castelsantangelo sul Nera

 

La via normale del Monte Vettore 2476 m

Il mattino dopo ci avviamo baldanzosi, cielo azzurro con qualche nuvola, vento e piuttosto fresco, tutti indizi nella zona natia di bel tempo. Saliamo  alla Forca di Gualdo (1496 m) passando dalle Marche all’Umbria. Si costeggia il Piano Perduto e il Piano Grande due anfiteatri carsici rinomati per le fioriture e le lenticchie (troppo presto per ambedue le cose) divisi dal dorso del fotogenico paese di Castelluccio, al momento non abbiamo tempo per ammirare il tutto. Alla fine dei due pianori la Forca di Presta 1574 m, rifugio gestito dagli Alpini, parcheggio e attacco della salita al Vettore da Sud. Qui c’è sole ma i dorsi delle cime spariscono nelle nuvolei, all’inizio la salita percorre un battutissimo tratturo e non ci facciamo certo intimorire. Dopo il primo tratto il fondo diventa nevoso poi entriamo nella caligine battuti da raffiche di vento gelido che si portano via i nostri più ambiziosi programmi (tipo la cresta del Redentore, il Lago di Pilato ecc.). Arriviamo in seguito al rifugio Zilioli, che è poi un ricovero in pietra non gestito già a quota 2233, al momento è strapieno di malcapitati con vari tipi di abbigliamento, dal balneare all’alpinismo sui 4000. La compagna del mio giovane amico si rifiuta a ragione di proseguire, noi due decidiamo per un tentativo, per la miseria ci tocca anche mettere i ramponi, stando attenti alle tracce e con visibilità zero arriviamo più per culo che per capacità alla croce di vetta sotto la tormenta, a farci compagnia arriva una anziana indigena e un malcapitato con gli sci. Ci fermiamo una mezz’ora in attesa di un miglioramento, niente da fare e ridiscendiamo al Zilioli che risulta ancora più affollato di prima e decidiamo di ripartire subito sempre con i ferri ai piedi. Passiamo scendendo dalla poco accennata cima del Vettoretto da dove avvistiamo l’auto e il passo, laggiù risplende il sole. La giornata è ancora lunga, scendiamo a Norcia, come dice il nome patria dei salumi, la città è assai graziosa per risalire poi a Castelluccio, tanto bello da lontano ma un po’ deludente da vicino, anche questo paese soffre lo spopolamento con molte case in abbandono e altre in ristrutturazione di gusto dubbio. E’ ora di tornare dall’Erborista a scoprire quali manicaretti ci prepara di cena.

Alba a Gualdo

La Forca di Presta

 Vista a O verso il Piano Grande e le propaggini dei Sibillini

 L'inizio è accattivante

 Il Rifugio Zilioli

 Salita al Vettore

 In Cima

 Discesa alla Forca di Presta

 Il Vettore rimane sempre nascosto dalle nubi

Un prosecchino per festeggiare l'impresa

 Norcia, San Benedetto

Cognome adeguato al negozio

Norcia, Porta Romana

 Piano Grande e Castelluccio

 Castelluccio di Norcia

 

Rinuncia al Monte Porche, ritorno con un giro per Visso, pranzo al sacco nelle gole della Rossa e degustazioni alla casa del Verdicchio di Jesi

Oggi è il giorno del rientro, prima dalla Forca di Gualdo andiamo fino all’albergo la Baita con un ampio parcheggio dove parcheggiamo, si potrebbe proseguire ma la strada è innevata. Purtroppo il clima è la fotocopia del giorno precedente, non possiamo lasciare qui la morosa dell’amico da sola e diamo forfait. Ci facciamo invece un giro per le pittoresche stradine di Visso prima di intraprendere il ritorno al nord. I viveri rimasti vengono consumati nelle gole della Rossa racchiusa fra pareti calcaree nei pressi delle più famose  grotte di Frasassi. Con un’ultima sosta alla graziosa città murata di Jesi, deserta in questa domenica primaverile, patria del musicista Pergolesi nonché del Verdicchio (alla Casa di quest’ultimo ci facciamo degli assaggi  piuttosto salati) si conclude la nostra tre giorni.

 Il piazzale del parcheggio

 Panorama sui piani di Castelluccio

 Toccata e fuga al monte Porche

 Il centro di Visso

 Un angolo caratteristico

 Picnic nelle gole della Rossa

 Gole della Rossa

 Scorcio di Jesi

 Monumento a Pergolesi

 Traballanti dopo la visita alla casa del Verdicchio

 

P.S. non mi metto certo a descrivere le attrattive artistico-culturali dei luoghi citati che non siano le montagne che se sono troppe, all’uopo ci eravamo portati la guida rapida del TCI delle regioni interessate.          

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